Apocalisse capitolo 5.
Chi vorresti trovarti di fronte: un leone o un agnello?
Certamente l'agnello, perché l'agnello non crea nessun problema; lo puoi manipolare come vuoi. L'agnello è docile, non ti farà mai del male e può essere paragonato alla mansuetudine e alla dolcezza più assoluta.
Gesù Cristo è stato l'Agnello che è stato immolato, "come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca" (Isaia 53:7). Questa caratteristica del Figlio di Dio non spaventa, tranquillizza chiunque si avvicini.
Attenzione, però: questo Agnello è stato immolato, ma se non siamo stati acquistati col suo sangue, egli continua ad avere nei nostri riguardi il carattere del Leone della tribù di Giuda, unico degno di aprire il libro dei giudizi e dell'ira di Dio.
Qui, però, le carte in tavola vengono cambiate: parlare dell'ira di un leone forse potrebbe ancora starci, (ma neanche in questo modo la cosa piacerebbe!) ma parlare dell'ira dell'Agnello (Apocalisse 6:16), sarebbe proprio sconvolgere la bella e unica immagine che ci siamo fatti di Gesù Cristo!
Ma non è l'uomo a parlare dell'ira dell'Agnello, davanti alla quale i re della terra, i grandi, i generali, i ricchi, i potenti e ogni schiavo e ogni uomo libero si nasconderanno nelle spelonche e tra le rocce dei monti (Apocalisse 6:15,16), ma è l'Apocalisse, libro del quale è detto: "Se qualcuno toglie qualcosa delle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro" (Apocalisse 22:19).
Se dunque la Bibbia è veramente Parola di Dio e non parola d'uomo, allora forse è meglio, ma veramente meglio non togliervi nulla!
Così sia sorella!
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