lunedì 30 settembre 2013

Goffredo Varaglia

"Non ho mai saputo cosa significhi credere come si deve, né cosa sia veramente il vangelo, né la grazia di Dio, né la forza dello Spirito Santo, salvo che da due mesi in qua. Perché non avrei mai pensato che essere testimone della verità di Dio e difensore della sua causa sarebbe toccato a un simile verme di terra come me; né avrei mai pensato che il Signore delle vittorie avrebbe posto in un vaso di terra tanta forza come si è degnato di fare in me, per la sua sola grazia, bontà e misericordia. Ogni volta che sono stato davanti ai miei carnefici, mi pareva di essere loro giudice e che toccasse a loro aver paura di me, e a me essere testimone della salvezza...In questi conflitti ho capito che la fede non s'impara senza tribolazioni, siccome non si può trovare un Gesù Cristo nazareno senza croce. Chiedo dunque a tutti i fedeli, per l'amore di Dio e del suo figlio Gesù Cristo, che preghino per l'accrescimento del suo vangelo. e siccome ha cominciato un opera in me, non per alcun merito, anzi serrando i suoi occhi ai miei infiniti demeriti, si degni per la sua clemenza di portarla a compimento, fino all'ultimo sospiro della mia vita e goccia del mio sangue. Perché ribellarsi a un Principe così grande e grazioso, o nascondere anche solo una sillaba della sua verità per paura della prigione o della morte, sarebbe il maggior sacrilegio, villania e torto che mai si possa fare al mondo. Continuiamo tutti a pregare per chi ci perseguita, anche se fino alla morte, e per chi ci aiuta con le preghiere a stare costanti.
12 gennaio 1558"

(Goffredo Varaglia dalle prigioni del Parlamento di Torino)

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