"Tu non temere, Giacobbe, mio servitore", dice il Signore; "poiché io sono con te, io annienterò tutte le nazioni fra le quali ti ho disperso, ma non annienterò te; però ti castigherò con giusta misura e non ti lascerò del tutto impunito" (Geremia 46:28).
La correzione del Signore, il suo castigo, il fatto che Egli non ci lasci del tutto impuniti è una semplice dimostrazione del legame che ci unisce a Lui, perché Dio ci tratta come figli e ci corregge per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità (Ebrei 12:4;11).
Nel cammino della fede, entriamo in conflitto con il peccato e la tensione può essere sovente molto pesante; e poi ci sono i pesi che gli uomini e le circostanze pongono sulle nostre spalle e sembrano schiacciarci e infine "le forze della malvagità" architettano i modi per cercare di vincerci. Nei tempi che furono si scatenavano pensando di distruggere la testimonianza bruciando i fedeli sui roghi, facendoli morire agonizzando lentamente nelle carceri o torturandoli atrocemente fino alla morte. Oggi hanno cambiato tattica; con l'ideologia del presunto "amore" e della falsa libertà tentano di ingannare, e per chi non ci casca è "l'esilio", la solitudine, è un apparente totale abbandono.
Ma in quel "lontano paese di deportazione" si ode una voce che è quella di Dio stesso:
"Tu non temere, Giacobbe mio servitore, non ti sgomentare, Israele! Poichè, ecco, io ti salverò dal lontano paese, salverò la tua discendenza dalla terra della sua deportazione; Giacobbe ritornerà, sarà in riposo, sarà tranquillo; nessuno più lo spaventerà" (Geremia 46:27).
Possiamo dunque essere certi che Dio domina tutto ciò che succede, e la fede dovrebbe ricevere tutte le avversità anche come una disciplina del Signore utile per il nostro bene.
Ogni difficoltà sul sentiero della fede è una disciplina per noi; non è un fardello pesante destinato a schiacciarci, ma è come un segnale che viene usato come fosse il movimento delle briglie del cavallo per farci correre più velocemente per continuare la storia narrata in Ebrei 11 di uomini e donne di fede che percorrono il cammino sul sentiero delle difficoltà e dei pericoli di ogni genere, e, che in diversi modi, abbandonano la gloria del mondo avendo accettato l'obbrobrio, le sofferenze, l'esilio, l'essere stranieri, la morte in questa condizione presente perché aspettano una patria migliore, vale a dire una celeste, dove Dio ha preparato loro una città.
Tutto questo è un incoraggiamento come se venisse detto: " Vedete che siete sul buon sentiero?
allora : Correte; continuate a correre!"
Daniela
Fili 3:13 Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, 14 proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù.
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RispondiElimina"... dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta..." Filippesi 3:13,14
RispondiEliminaDal momento della conversione, il credente è alla ricerca di una nuova patria che, egli sa di non essere di questo mondo terreno e carnale, ma celeste e spirituale dove abita anche il suo Signore. Certo per molti di noi sembra non debba mai giungere il tempo per la nuova patria, ma la fede, solo la fede quale ancora di salvezza, permette di non scoraggiarci e proseguire il cammino sempre protesi verso la celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. Nostro Dio e Padre fortifichi la nostra fede e la renda salda e nel buio tenebroso di questo mondo, faccia risplendere nei nostri cuori la gloria del suo amato Figlio. Il Signore è vicino. Un abbraccio a tutti i fratelli e le sorelle nella fede che si radunano da te sorella Daniela.
Bello! "Ogni difficoltà sul sentiero della fede è una disciplina per noi; non è un fardello pesante destinato a schiacciarci, ma è come un segnale che viene usato come fosse il movimento delle briglie del cavallo per farci correre più velocemente per continuare la storia narrata in Ebrei 11 di uomini e donne di fede che percorrono il cammino sul sentiero delle difficoltà e dei pericoli di ogni genere, e, che in diversi modi, abbandonano la gloria del mondo avendo accettato l'obbrobrio, le sofferenze, l'esilio, l'essere stranieri, la morte in questa condizione presente perché aspettano una patria migliore, vale a dire una celeste, dove Dio ha preparato loro una città." Continuiamo a correre!
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