marzo 03, 2014

Ghieisa dla Tana/Guièiza d'la Tana

Nei sec. XIII e XIV il carattere minoritario e clandestino della comunità dei fedeli aveva costretto i valdesi a strutturarsi in modo segreto. I semplici culti nel corso dei quali il barba pregava, leggeva l'Evangelo, predicava, venivano spesso celebrati in luoghi nascosti, nella solitudine degli alpeggi o nell'oscurità dei boschi. proprio per questa ragione la memoria rimase legata alla narrazione orale, infinite volte ripetuta nel susseguirsi delle generazioni. Nella rete dei segnali mitici consacrati dal tardo '800, la Ghieisa dla Tana si concretizzò come luogo simbolo.
La Tana è un grande ammasso roccioso lungo la strada che dal Serre conduce al Prassuit, poco oltre gli Odin, la via detta appunto, "delle Tane": Immensi blocchi di pietra ospitano cunicoli e caverne. Una di queste, coperta da una folta vegetazione, è appunto la Guièiza d'là Tana (Chiesa della grotta). Un ingresso tortuoso, che via via si abbassa e si restringe, piega a sinistra nel buio e poi, improvvisamente, si allarga in un ampio vano costituito da enormi rocce che si congiungono in alto e richiamano la rustica forma di una navata gotica. Tre larghe fessure che si aprono fra i castagni della sommità , rischiarano la grotta.
Molti dei barba che, secondo la tradizione, possono aver predicato nella grotta erano originari della Val d'Angogna.
- verso il 1330, Martino Pastre, arrestato dall'Inquisizione a Marsiglia in seguito alla delazione del parroco di Angrogna, prete Guglielmo
- Claudio Pastre, che nel 1448 prese le difese dei suoi convalligiani quando l' inquisitore Giacomo di Buronzo li citò a Luserna come "eretici";
- Martino Gonin che fu, come vedremo, ardente sostenitore dell'adesione  dei valdesi alla Riforma durante il Sinodo di Chianforan nel 1532.

Edmondo De Amicis, venuto a Torre Pellice nel settembre 1882 per la preparazione del suo volume "Alle Porte d'Italia", salì in escursione con due colleghi nella Val d'Angrogna e fu ricevuto da pastore Bonnet. Lo scrittore ricorda le parole del pastore che li accompagnò nella grotta: "Quasi tutta la nostra storia è scritta qui. Di tutto il nostro paese, questo è il luogo in cui si è più pregato, più combattuto e più pianto".
Dall'appassionata illustrazione che Bonnet fece del luogo, derivò la descrizione che De Amicis fece nel capitolo "Le Termopoli Valdesi".
La Ghieisa e la zona adiacente, già di proprietà privata, furono acquistate per conto della Tavola Valdese nel 1928; l'avvenimento venne festeggiato con una riunione popolare valdese io 15 agosto dello stesso anno.
(La Val d'Angogna- Tra storia e tradizioni per antichi sentieri alla scoperta di una cultura millenaria).


2 commenti:

  1. Altro che riscaldamento autonomo o aria condizionata delle nostre chiese moderne! Si andava in chiesa con il cuore ardente per imparare, capire, conoscere meglio l'evangelo che aveva trasformato le loro vite e condividere le esperienze con altri fratelli e sorelle. Nessuna necessità della critica storica, loro facevano la storia della chiesa, come i primi cristiani nelle catacombe. L'identità di cristiani era dovuta alla loro fede in Cristo e non esclusivamente alle tradizioni o speculazioni teologiche. L'altro giorno passavo davanti ad una grande chiesa cattolica di Genova, davanti al porto, erano le 19 e parecchie signore ben vestite stavano entrando in quel tempio; un bell'esempio. Mi sono chiesto, senza alcun sentimento di critica: Per quale motivo vanno in chiesa (cristiana) a quest'ora?. Così mi sono posto la stessa domanda per noi evangelici: per quale motivo andiamo in chiesa, quasi tutte le domeniche? Che differenza c'è tra noi e quei valdesi di allora ,il cui tempio era la grotta detta "Ghieisa dla Tana"? A questa domanda dovrebbe seguire una riflessione seria e utile a tutti.

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  2. Accresci la nostra fede, Signore, ravvivala, rafforzala attraverso la lettura e l'ascolto della Tua Parola!

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