gennaio 11, 2014

La Ghieisa d'la Tàna

Al di sopra della strada che in Val d'Angrogna conduce da San Lorenzo al Serre v'è un luogo di particolare valore nella storia valdese: è la "Ghieisa d'la Tàna". Al di sopra della strada enormi rocce scavate e
accavallate formano delle grotte, degli antri nei quali si rifugiavano i valdesi perseguitati: il più ampio è chiamato Ghieisa (chiesa) e fu consacrato dalle preghiere e dal martirio di molti.
Ecco alcuni brani della descrizione che ne fa De Amicis nel secondo dei suoi capitoli consacrati alla storia e all'eroismo di questo popolo: "Le Termopili valdesi" nel libro "alle porte d'Italia".
"L'entrata è larga, ma di pochi palmi d'altezza, tutta punte di sopra e di sotto, simile a una bocca di roccia che digrigna i denti...Appena entrati, strisciando ci troviamo nel buio...la caverna è stretta e lunga, della forma di una grande spaccatura, capace di circa duecento persone, rischiarata fiocamente dall'alto per tre aperture sottili che paiono tre feritoie orizzontali e ingombra in fondo di massi di roccia. Quel po' di luce che vi scende le dà l'aspetto sinistro d'una carcere sotterranea di castello...Certo doveva destare un'emozione profonda il Pastore che, ritto là in fondo sopra un macigno, da quel pulpito di roccia, al chiarore di una fiaccola, predicava con voce sommessa alla folla pigiata in quella specie di cripta selvaggia...Mentre il pastore predicava e i fedeli cantavano i salmi a mezza voce, dei giovani stavano alla vedetta sulle alture...
Ah, quel suono delle alabarde picchiate nelle rocce dell'apertura! quelle voci tonanti che gettavan per gli spiragli il comando d'uscire! Quel rumore della legna e delle foglie secche ammucchiate davanti alla buca! E i primi nuvoli di fumo che entravano..."

LA GHIEISA D'LA TANA

Valle solenne tra i massicci alpini,
verde e canora d'alberi e cascate;
piccola forra ombrosa tra i macigni,
fresca nel riso della grande estate;

             umile grotta ignorata dal mondo
             oh sopra a te v'è un misterioso alone!
             e il canto dei tuoi nidi e dei tuoi prati
             è come accordo di santa canzone

poiché nel vasto Regno dello Spirito
che sovra i regni della terra impera,
tu, come risplendente capitale 
in gran provincia, signoreggi altera,

            e il tempio che in te s'apre fra gli anfratti
            e tra le felci, e ha nome l'umil "tana"
            e si sprofonda nel buio, umido, teatro,
            è tempio di bellezza sovrumana,

più mirabile tempio dei superbi
di marmi e orpelli è questo! Qui creato
non dalle umane forze ma da Fede
e da lacrime e sangue consacrato,

          su cui risplendon negli ampi silenzi
          di cielo e terra delle arcane sere,
          sette fulgide stelle inestinguibili:
          le stelle del valdese candeliere,

Mentre la nebbia fuma come incenso,
s'ode non lungi una voce chiamare:
sopra la roccia della Fata ancora
non sta forse ancora una scolta a vegliare?

        E chiama e chiama un angoscioso allarme
        che in eco secolare si rinfrange:
        le risponde una voce di preghiera,
        voce che crede, spera, invoca e piange.

Gente di nostro nome, e nostro sangue
la vostra sofferenza non fu vana:
noi qui la nostra Fede confermiamo
qui nella santa Ghieisa d'la Tàna,

      Che molti luoghi sacri di memorie
      sono alle valli ghirlanda d'onor
      ma qui in Angrogna è il santuario, o Valdo
     qui parla e freme e palpita il tuo cuor.

(Dal libro "O paese, paese, paese..." di Ada Meille).

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