La figura di W.S. Gilly
e l’opera da lui compiuta a favore dei Valdesi
rimane nella storia del Protestantesimo italiano dell’Ottocento
inscindibilmente collegata con quella di John Charles Beckwith: il primo, fra gli “scopritori
anglicani dei Valdesi”, fu il più attivo e fortunato nel perorarne la causa in patria, il secondo, dotato di un
temperamento più pragmatico e battagliero, si indusse in modo progressivo a
scegliere come campo di battaglia le stesse Valli valdesi, dove finì per
trascorre buona parte della sua esistenza.
Pertanto rappresentò per oltre un trentennio un punto di
riferimento essenziale per la vita ecclesiastica e sociale valdese; acquistando
nella sua nuova patria di elezione un prestigio e una popolarità senza pari,
che ne resero il ricordo incancellabile e fecero di questo personaggio arrivato
d’oltremare uno dei massimi protagonisti della storia valdese.
Charles Beckwith, nacque il 2 ottobre a Halifax, capoluogo
della nuova Scozia, vasta penisola all’estremità meridionale del Canada. Figlio
di un giudice, discendeva da una antica famiglia inglese di origine normanna.
Era il maggiore di 14 figli e figlie, pure si ritrovò ad essere l’ultimo
discendente maschio della sua famiglia. La sua era una casata di forti
tradizioni militari (ebbe quattro zii generali); non stupisce dunque che
scegliesse quella carriera, il che avvenne prestissimo: a soli 14 anni.
Nel 1815 la riscossa napoleonica dei Cento giorni lo
richiamò sui campi di battaglia: a Waterloo, dove diede nuovamente prova del
suo valore, verso la fine del combattimento ebbe la gamba sinistra frantumata
da una cannonata. Dopo tre mesi di cure, l’amputazione risultò inevitabile.
Oramai promosso tenente colonello, dovette lasciare la carriera militare. L’arto
amputato fu sostituito da una protesi di legno.
Le vicende personali di Beckwith dagli ultimi anni venti,
allorché ebbe inizio la sua attività nelle valli, fino all’inizio degli anni
quaranta, si organizzò essenzialmente intorno allo sviluppo dei progetti di cui
curò la realizzazione, i quali comportarono una sua presenza sempre più costate sul
luogo della sua azione.
Data la molteplicità e varietà delle iniziative di cui si
occupò il grande realizzatore, è impossibile parlarne secondo un metodo
esclusivamente cronologico. La metodica ed estensiva sistemazione
degli edifici e dell’organizzazione per l’istruzione elementare dei ragazzi
valdesi costituì la prima preoccupazione di Beckwith, che continuò costantemente
a seguire le sorti, ed è rimasta la visibile testimonianza che ne perpetua a
tutt’oggi il ricordo fra gli abitanti delle Valli. Egli infatti svolse
metodicamente un programma di costruzione o di riparazione di scuole di
quartiere, provvedendo buona parte del denaro necessario, talora anche per lo
stipendio degli insegnati, ai quali i nuovi edifici riservavano anche locali di
abitazione.
A cura di Gilly e per il resto di Beckwith in ciascuna
parrocchia venne fatta funzionare anche una scuola elementare femminile.
Il tema immediatamente contiguo alla riorganizzazione dell’istruzione
elementare è evidente quello dell’istruzione superiore. Fu dunque lui a
indicare di massima le linee del piano di costruzione, a perfezionare i lavori,
a sorvegliare i lavori stessi, a dotare l’istituto del primo nucleo di
biblioteca. Più tardi, 1842, avrebbe realizzato la costruzione della Scuola
latina di Pomaretto. Più tardi ancora, 1847, promosse la costruzione della
caratteristica serie di edifici destinati, in prossimità del collegio, alla
funzione di “case dei professori”, opere certamente di grande impegno e che
contribuì durevolmente a sussidiare e a qualificare il funzionamento del
Collegio stesso.
Nello stesso anno 1837, in cui venne inaugurato il
collegio, venne anche fondato il cosiddetto Pensionnat: altra e convergente
iniziativa ideata da Beckwith, cioè una scuola-convitto secondaria femminile.
In breve citiamo il suo apporto significativo al funzionamento dell’Ospedale di
Torre Pellice, facendovi giungere pure ad operarvi le diaconesse svizzere della
scuola Echallens e in seguito di Saint-Luop. Si occupò inoltre nel 1843,
prendendo in gran parte a suo carico, la ricostruzione del tempio di Rodoretto,
col relativo presbiterio; nel 1843 promosse la costruzione del tempio di Rorà;
in seguito, nel 1849, avrebbe curato la costruzione del presbiterio di Prali.
Il tempio di Torre Pellice, sito nel pieno dell’abitato, fra il Collegio e le
case dei professori, veniva consacrato il 17 giugno 1852. Per il progetto di
massima e la direzione di lavori la Tavola si era interamente affidata al
generale, il quale peraltro aveva trasferito sin dall’anno precedente la sua
abitazione a Torino, per portare avanti il progetto più impegnativo e grandioso
della costruzione di un tempio valdese nella capitale del regno sabaudo. L’inaugurazione del quale,
fra il clamore delle polemiche, avvenne il 15 dicembre 1853.
Mentre a questo livello l’energia e la risolutezza di
Beckwith riuscirono ad imporsi, assai più difficile da realizzare si manifestò
d’incanalare la vita ecclesiastica valdese secondo quelle vedute, maturate in
gran parte in comune con Gilly, che avrebbe dovuto riportare nel solco delle
sue tradizioni più autentiche e liberarla dell’influsso esercitato dal sinodo
di Chanforan in poi da una forza esterna ed estranea, quale ai due anglicani
appariva la Riforma calvinista. (…ed ecco che ho trovato la risposta al mio “perché?”
di un articolo precedente!)
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