sabato 20 aprile 2013

Piegare il cuore

Leggere: Esdra capitoli 5 e 6.

Raggi di luce della sovranità di Dio squarciano il cielo, e arrivano diretti e luminosi a illuminare il nostro emisfero avvolto dalle tenebre dell'incredulità, dello scetticismo e del dubbio.

Ci viene presentato nei capitoli precedenti Ciro e ora Dario, due re persiani, che ordinano la ricostruzione della casa del Signore per offrire olocausti al Dio del cielo.

Dario annuncia che, per chi contravverrà al suo decreto, si prenda dalla sua casa una trave, la si rizzi e vi sia inchiodato sopra, e la sua casa sia ridotta a letamaio.

Così i figli d'Israele, reduci dall'esilio, celebrarono con gioia la festa degli Azzimi per sette giorni, perché il Signore li aveva rallegrati, " e aveva piegato in loro favore il cuore del re d'Assiria" in modo da fortificare le loro mani nell'opera della casa di Dio, Dio d'Israele.

Dio che piega il cuore del re, Dio che agisce, Dio che tiene in mano le redini del mondo, mentre spesso noi pensiamo di essere completamente padroni e liberi di ogni nostra azione e di avere la capacità, con i nostri ragionamenti e comprensione, di investigare e interpretare, attraverso gli strumenti scientifici, culturali e storici del nostro tempo, la Parola di Dio.

Usare dei mezzi utili in modo onesto per approfondire la conoscenza è legito e valido, ma pensare che il Signore venga conosciuto attraverso questi metodi è un completo barcollare nel buio, perché è Dio solo che può piegare i nostri cuori e non sono i nostri cuori "insanabilmente maligni" (Geremia 17:9) a piegarsi davanti a Dio cercando di raggiungerlo con le nostre qualità più eccellenti che ci portano solo a credere di aver afferrato la conoscenza e l'illuminazione, mentre ci fanno invece sprofondare soltanto in un nauseante orgoglio e nella superbia umana.

Il fetore della carne che crede di conoscere Dio unicamente con degli strumenti che vengono perfezionati dalle nostre capacità umane, dovrebbe farci capire che quello è l'antico peccato dell'albero della conoscenza del bene e del male: "La donna osservò che l'albero...era desiderabile per acquistare conoscenza" (Genesi 3:6). E' una delle tre radici del peccato: la superbia della vita (1 Giovanni 2:16).

E' la tentazione alla quale Cristo stesso è stato sottoposto: "Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: "Tutte queste cose ti darò, se..." (Matteo 4:10).

Le nostre pretese di accrescere la nostra conoscenza di Dio da noi stessi siano dunque tenute nella morte inerme, e avviciniamoci con cuore riconoscente a Dio, il solo in grado di piegare i nostri cuori alla Sua sovranità e volontà.

Daniela Michelin Salomon

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