venerdì 11 novembre 2016

Una "chiesa" nell'intimo dei cuori

Stiamo tornando ai tempi nei quali le comunità valdesi erano di carattere familiare e si stringevano attorno ai loro maestri. Loro, i valdesi sono gli "amici", quelli che si conoscono; quelli di fuori, allora i cattolici e nel nostro caso la Babilonia di religioni, sono gli "stranieri".
Il valdismo era (e sta tornando) tutto centrato sulla clandestinità, in un mondo segreto fatto di incontri notturni, allora nelle stalle , nei retrobottega, un bisbigliare furtivo di ombre, testimonianze orali trasmesse di generazione in generazione; vecchi valdesi riconoscono di esserlo sin dall'infanzia e di aver ricevuto questa educazione dai genitori. La scena si ripete anche oggi con voci solitarie che trovano vari mezzi di comunicazione per incontrarsi e poter trasmettere, in vari modi, alle generazioni future, l'eredità dei padri.
L'impossibilità di attuare quella predicazione esterna che aveva caratterizzato il primo valdismo ed il terrore della polizia inquisitoriale, ricacciavano la vita valdese nel chiuso delle case, anzi nell'intimo dei cuori, allora come avviene pure oggi. L'ambito in cui si esprimeva il valdismo non era la strada, ma la cucina, dove la famiglia si radunava, il ruscello, dove le donne andavano a lavare i panni,  la bottega dell'artigiano, dove il maestro d'arte formava i suoi apprendisti; questo diventa nuovamente necessario ai nostri giorni dove il modernismo sta cancellato ogni nostra identità.
La casa, allora, diventava schola nel senso lombardo, luogo di edificazione reciproca, di formazione di fede. Questo non significava che non vi fosse comunicazione, proselitismo, ma tutto oramai era diventato difficile ed era ricordo lontano quelle della libertà inventiva di quando tutti grandi e piccoli, uomini e donne, di giorno e di notte, non smettevano di insegnare ed imparare, e il lavoratore di giorno lavorava e di notte imparava e insegnava; da noi, valdesi, insegnavano tanto le donne quanto gli uomini e chi era discepolo da una settimana già insegnava ad un altro come aveva dichiarato un valdese agli inizi del Duecento.

Nessun commento:

Posta un commento