lunedì 4 febbraio 2013

Guardatevi dagli idoli

"I Filistei lasciarono in quel luogo i loro dei che, furono dati alle fiamme" (1 Cronache 14:12).
"Figlioli, guardatevi dagli idoli" (1 Giovanni 5:21).

Sì! Per volare liberi come l'aquila al di sopra delle vette dei monti innevati; per dominare indisturbati dall'alto, con occhio scrutatore, l'immenso territorio sottostante, è necessario prima fare un gran falò di tutti gli idoli esaminando a fondo nelle nostre vite per vedere se ci sono degli "dei", delle catene ai piedi che impediscono il vibrarsi, l' innalzarsi in volo verso l'alto.

Come identificare gli idoli e come uscire dall'idolatria

"L'idolatria è l'attaccamento viscerale a qualcosa o a qualcuno. L'idolatria è fondamentale nella comprensione del peccato. Cioè,  la Bibbia non considera l'idolatria come un peccato fra gli altri, ma come l'unica alternativa alla fede autentica nel Dio vivente e vero. Ogni fallimento nel fidarsi di Dio e/o nel vivere coerentemente è, di fatto, una contemporanea esemplificazione di quello che l'idolatria è in realtà: qualunque elemento o aspetto della creazione diventa (o pretende di essere o diventare) più importante di Dio. Il fondamento del peccato è così sempre la passione idolatrica" (Giuseppe Rizza).

La domanda basilare che Dio pone a ogni cuore umano è: "C'è qualcosa o qualcuno, oltre a Gesù, che nel tuo cuore Ha conquistato la fiducia, il tuo interesse, il tuo servizio...la tua gioia? Domande di questo tipo aiutano a fare emergere il sistema idolatrico presente nella vita delle persone. Dove cerchi sostegno e stabilità? Cosa rende una persona accettabile? Dove ti aspetti il successo e il potere? Queste domande sottolineano l'alternativa se serviamo Dio o gli idoli, se cerchiamo la salvezza in Cristo o in falsi Messia. (l'implicazione per la motivazione è chiara). Infatti nella concettualizzazione biblica, la domanda di motivazione coincide con la domanda di autorità ('lordship question'). Chi o cosa governa il mio comportamento, il Signore o qualche idolo?" (D. Powlison).

Il principio biblico è che assomigliamo a quello che adoriamo. Sempre. Isaia voleva onorare il Signore e arriva a riflettere la sua santità. Israele si fida dei suoi idoli, e ne riflette la sordità e la cecità. E alla fine ne condivide la rovinosa distruzione.

Uno dei criteri per individuare le idolatrie è riconoscerne le dipendenze. La dipendenza implica almeno tre meccanismi; la tolleranza (si deve aumentare la dose/l'esposizione idolatrica per ottenere lo stesso effetto ipnotico), l'astinenza (compaiono sintomi specifici nel caso di riduzione o sospensione) e il craving (la smania) che si esplicita come fortissimo desiderio verso qualcosa /qualcuno che se non soddisfatto causa intensa sofferenza.

Che cosa fare? Come reagire? Il primo passo è ravvedersi. Adorare un idolo significa rifiutare Dio, illudersi di riuscire a produrre una salvezza alla nostra portata. Ravvedimento significa abbandonare la prospettiva dell'idolo, la visione di essere al "centro" del mondo e ritornare a Dio. Il vangelo ri-orienta a Dio e alla sua volontà, richiede la sottomissione a Dio, smaschera e distrugge gli idoli (Giudici 10:10,16; Romani 8:13). Nella fede cristiana, il ravvedimento diventa subito discepolato; ad esempio quando Paolo predica che Gesù è il Signore, i suoi ascoltatori capiscono subito che il vangelo richiede sia il pentimento sia una vita "ordinata", allineata alla volontà di Dio.

Il secondo passo è fidarsi, riconoscere di essere-altrimenti-senza possibilità di vita, privati della relazione di Dio. Importante non è la fede completa, o la fede senza dubbio, o la grande fede, la cosa centrale è la fede nel giusto "oggetto", nella persona giusta (in Cristo). Nessun idolo, nessun altro messia può realmente salvare. L'idolo però deve essere sostituito, oltre che essere smascherato e distrutto (affectus, affectus vincitus). Chi rifiuta l'idolatria sarà infatti, pronto a dire, come il salmista. "Come la cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio (Salmo 42:1).

Daniela Michelin Salomon

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