domenica 24 febbraio 2013

Testimonianza di un antico martire valdese

Dialogo di un martire della Chiesa storica Valdese con il quale io mi identifico.

I particolari degli ultimi istanti di Barthélemy Coupin, sono stati conservati nella memoria della Chiesa storica Valdese.
"Nato ad Asti nel 1575, Barthélemy Coupin, si stabilì, nella valle di Luserna; sposò una ragazza di Bibiana e sì trasferì poi a Torre dove esercitava la professione di mercante di stoffa e la funzione di anziano nel concistoro di questa chiesa. 
Gli affari commerciali, come pure i ricordi famigliari, lo portarono, nel 1601 ad Asti, dov'era nato, in occasione di una fiera che si teneva nel mese di aprile. Una sera si recò in un osteria cenando con degli estranei. La conversazione iniziò, e coloro che erano seduti accanto a lui gli chiesero dove abitasse. Coupin nominò Torre. "Sono stato dalle vostre parti" disse un interlocutore "e ho albergato presso un borghese di cui la moglie è di 'Mouteallier'. "E' il Signor Baste, senza dubbio" rispose Coupin. "Sì, Signore; e so che crede nella religione che si professa da quelle parti"; "E anch'io, a vostro servizio Signore!" rispose il mercante di stoffe. "Non credete che Cristo sia nell'ostia?" "No!" rispose Coupin. "Quale falsa religione è la vostra!" gridò un personaggio che fino ad allora era rimasto in silenzio. "Falsa, Signore?" replicò l'anziano (poiché Coupin aveva già sessant'anni). "Essa è vera, è vera come è vero Dio, ed è vera come è vero che io devo morire!" Non pensava allora che queste sue parole si sarebbero ben presto avverate! Nessuno proferì parola per rispondergli, ma il giorno dopo, l' 8 aprile 1601, Barthélemy Coupin fu arrestato dietro ordine del vescovo del luogo che lo fece imprigionare nelle prigioni dell'abbazia.
Barthélemy rimase ai ferri per due anni, soffrendo lontano dalla sua famiglia e invocando Dio dalla cella fetida di quel palazzo. 
"Il 16 aprile" dice il prigioniero che era molto indisposto per la sua età, la sua detenzione e la fragile salute "mi vennero a prendere nella mia prigione per condurmi al tribunale. Traversai tre saloni, e nell'ultimo vidi sei prelati e signori comodamente seduti sulle loro poltrone. Ah! Mio Dio, ecco la mia morte! pensai. Ma il vescovo dopo avermi salutato gentilmente, mi presentò le altre persone. Poi mi disse:" Barthélemy, abbiamo pregato Dio per voi, affinché vi faccia riconoscere i vostri errori, e ricondurvi nel seno della Chiesa. Cosa ne dite?"
"Io dico, che io sono nella vera Chiesa, e che per la grazia di Dio ho la speranza di viverci e di morirci!";
"Se abbandonate questa eresia" Disse il vescovo "la vostra valle sarà in festa e si rallegrerà di voi". "Essa piangerebbe invece, venendo alla conoscenza della mia apostasia!".
"Non v'interessa dunque la vostra esistenza?";
Coupin rispose: "Colui che vuol salvare la sua vita la perderà, disse Gesù. Ed è la vita eterna che riceveranno coloro che lo amano".
"Non avete dunque nulla che vi lega alla terra?"
"Ho una moglie e dei figli e pure dei beni; ma Dio mi ha tolto tutto ciò dal mio cuore per il suo servizio, al quale, per la sua volontà, rimarrò fino alla morte."
"Ti credi così sapiente?",
"No! Monsignore, non sono che un povero mercante illetterato, ma non voglio imparare da voi nulla della vostra religione, ed è per questo che vi chiedo di lasciarmi in pace!".
"Oh! Quale pace!" gridò l'inquisitore, "maledetto eretico, luterano ostinato andrai alla casa di tutti i diavoli dell'inferno...e tu ami più questo che riconciliarti con la santa madre Chiesa?";
"E' da molto tempo che io sono riconciliato con la santa Chiesa, ed è per questo che non voglio lasciarla".
Il 13 settembre 1601, alla fine del pasto, il vescovo e l'inquisitore arrivarono.
"Ebbene! Coupin, continui a ostinarti? Ecco tua moglie e i tui figli; abiura e ti metteremo immediatamente in libertà. Ma non riuscirono a convincerlo.
E la sua pia moglie non osò incoraggiarlo a rinnegare la sua fede per amore di questo mondo, non poteva far altro che piangere ammirando questa invincibile fermezza di un'anima vittoriosa nella fede.
"Cara compagna" le disse, "prenditi cura dei nostri figli; sii per loro una buona madre! (Dal primo matrimonio aveva avuto due figli: Marthe e Samuel. I nomi degli altri erano Matthieu, David, Barthélemy e Marie).
Poi avendoli raccomandati alla grazia del Signore, si salutarono dandosi l'addio con molte lacrime. Oggi, dopo secoli, è dolce pensare che ora essi sono riuniti nei cieli. 
I documenti del suo processo furono spediti a Roma dove fu condannato ad essere bruciato vivo. 
Ma il giorno dell'esecuzione lo trovarono morto nella sua cella dov'era prigioniero. Morì di morte naturale o violenta? Non si sa; comunque sia, il suo cadavere fu gettato sul rogo; e mentre a Roma si cantava vittoria attorno al patibolo di fuoco, la Chiesa degli apostoli e dei martiri, la Chiesa Valdese, l'Evangelo vivente cantava un trionfo in più".
Daniela, Valdese

1 commento:

  1. "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento li toccherà".

    Amen.

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