giovedì 16 maggio 2013

Compagno è ancor più che fratello! Collaboratore è ancor più che amico!

Premessa: Villar Pellice è costruita a mezza costa, tra l'ampio alveo del Pellice e il tracciato roccioso del Rouspart, su una scarpata che la paziente operosità degli abitanti ha trasformato in vigne e giardini. Villar conservava fino al 1889 le antiche porte e tratti della cinta muraria che anticamente la difendeva dagli assalti nemici. Fu coinvolta in sanguinosi episodi durante le persecuzioni e le guerre di religione dei sec. XVI e XVII; pagando un gravissimo tributo di sangue, in particolare durante le "Pasque piemontesi" (1655) e la guerra di sterminio del 1686-90. Vantava un tempo estesi vigneti e vi si produceva ogni sorta di frutta.

Sulla piazza, sostenuta da alti muraglioni, nella zona sud-est, sorgeva l'antico "palagio forte", cioè il palazzo di Casapiana, appartenente ai Rorengo, e poi trasformato in fortezza.

Nel 1561, dopo un assedio durato durato 8 giorni, i Valdesi riuscirono ad impadronirsene sconfiggendo le truppe del Signore della Trinità". Nel 1689, invece, i Valdesi del Rimpatrio cercarono di conquistarlo con un furioso assalto ma, presi tra due fuochi, dovettero battere in ritirata. Le ultime rovine furono demolite nel 1881.

Avendo aderito interamente alla Riforma, la popolazione utilizzò l'antica chiesa comunale, ma questa venne distrutta nel 1561. Il secondo tempio, costruito con le rovine della chiesa, fu ancora distrutto nel 1686. Dopo il Rimpatrio la miseria era talmente grande da non permettere la riedificazione del tempio. Si inizò solo nel 1706, grazie all'insistenza e ad una generosa offerta del governatore generale della Valle, il marchese Belcastel, nobile ugonotto francese, con il concorso di tutta la popolazione. L'attuale edificio fu inaugurato nei primi mesi del 1707.
Libro di Ester. "E Mardocheo fece dare a Ester questa risposta. non metterti in mente che tu sola scamperai fra tutti i Giudei perché sei nella casa del re"

Mardocheo ed Ester erano compagni e collaboratori per non essere distrutti, uccisi e sterminati (Ester 7:4).  Anche l'apostolo Paolo aveva i suoi compagni di prigionia come Aristarco; i suoi collaboratori come Marco e Gesù, detto Giusto (Colossesi 4:10,11); come Tito suo compagno e collaboratore; come Epafrodito fratello, compagno di lavoro e di lotta (Filippesi 2.25); come Prisca e Aquila, i quali avevano rischiato la vita per l'apostolo (Romani 16.3).

Compagno è ancor più che fratello! Collaboratore è ancor più che amico! 
"Gianavello ed i suoi, sfuggendo al nemico, si rifugiarono dapprima negli aspri burroni del vallone dei Banditi, ma di un'altra più ampia e più agevole regione essi poterono usufruire: dell'alta Valle del Pellice abitata tutta da Valdesi , e quindi sicura per loro ed amica. Vi arrivarono facilmente ed in breve tempo, superando la cresta che divide le due valli. Si stabilirono specialmente al Villar. Fra il rifugio del vallone dei Banditi e quello del Villar corsero continue relazioni, passaggi e scambi, attraverso gli ardui sentieruoli della montagna.

A Villar, Gianavello aveva una vecchia amica ed ammiratrice, che divenne per i Banditi una specie di provvidenza. Era una figura di donna valdese veramente caratteristica di quel tempo burrascoso. Si chiamava Giovanna Ciarmis vedova Coisson; popolarmente era detta Magna Giovanna del Villar. Aveva una sessantina d'anni, i cenni che di lei ci hanno tramandato i documenti la raffigurano vegeta e robusta, abile ed intelligente amministratrice dei beni propri e di quelli ereditati dal marito; energica proprietaria d'un alberghetto, che, insieme con la figlia Giuditta ed il genero Giacomo Pellegrin, esercitava proprio sulla piazza del borgo. Al tempo delle Pasque piemontesi essa aveva duramente sofferto. Una sua sorella era stata massacrata in casa coi sette figli, un fratello pure era stato ucciso; suo nipote, il maestro di Rorà era stato crudelmente torturato fino alla morte, mentre la moglie, chiusa nelle prigioni di Luserna, gemeva dando alla luce un figlio che subito veniva battezzato col rito cattolico. Catastrofi comuni nelle famiglie valdesi di quel tempo. Magna Giovanna si era salvata con la fuga, le terribili esperienze sofferte avevano rafforzato in lei una illimitata fedeltà verso la causa valdese. Per quanto fosse assai più avanzata , una tenace devozione la legava a lui, quasi fosse un figlio; ne comprendeva quindi e ne sosteneva l'azione con tutto il cuore; pertanto per lui aveva ceduto in uso la propria casa paterna nel villaggio del Ciarmis, posto a mezza costa sul pendio della valle ad oriente del borgo. Nell'alberghetto poi ospitava cordialmente i Banditi." A.J.

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