mercoledì 1 maggio 2013

Lavorare per restaurare

Leggere Neemia 3.

In questo capitolo vediamo molta gente, una vicino all'altra, intenta a "lavorare". Tale parola, in questo capitolo è ripetuta per ben 28 volte!

I primi a lavorare furono Eliasib, il sommo sacerdote con i suoi fratelli sacerdoti, e in seguito gli altri del popolo.

Avevano tutti simili intenzioni: costruire, riparare e restaurare.

Per costruire s' intende: edificare qualcosa di nuovo. Costruire è più facile che riparare, lo si vede anche nell'edilizia dove è più semplice demolire le vecchie mura rovinate e costruirne di nuove che ripararne di rovinate: eppure entrambi sono lavori validi.

C'è chi è chiamato a costruire da zero, a ripartire dall'inizio; e c'è chi, invece è chiamato a riparare faticosamente ciò che è stato rovinato. Ma io credo che il lavoro più entusiasmante sia quello di restaurare, cioè riportare "l'oggetto" allo stato originale, senza alterarne la bellezza.

Ripristinare i "sentieri antichi valdesi" è sulla linea di questo terzo aspetto, perché permette di riscoprire delle reliquie del passato e, delicatamente, cercare di esaltarne tutto il valore per poterne gustare "l'eccellenza"; questo è il termine usato come titolo di un sermone di Antoine Leger (pastore valdese, professore in teologia del 17° secolo): queste sono delizie per lo spirito, nutrimento per l'anima e forza per il corpo!
"Nell'ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva" (Giovanni 7:37).
"Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (che tradotto, vuol dire Cristo): e lo condusse da Gesù" Giovanni 1:40).
Chi dunque non andrebbe lì dove il Figlio di Dio ci chiama con tanta dolcezza?
La fede consiste nel mettere una totale fiducia nelle promesse di Dio, e l'Evangelo ci porta a questa fiducia con una forza inconcepibile, facendoci vedere che Dio ci ha già dato il suo Figlio; poiché:"Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma l'ha dato per noi tutti, non ci donerà forse tutte le cose con lui?" (Romani 8:32).
La fede consiste nel riporre la propria speranza nella salvezza che ci è annunciata, ma come potrebbe dubitarne colui che ha l' Evangelo dove vediamo che Gesù Cristo, nostro fratello e nostro sposo, è entrato in cielo per prepararci un posto? Chi non direbbe: "la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche noi saremo con lui manifestati in gloria" (Colossesi 3: 3,4).
La fede che ci salva è compiuta per mezzo del pentimento e delle buone opere come lo dice S. Giacomo; ma solo l'Evangelo può produrre questo effetto salutare. L'uomo non riuscirebbe mai da solo a produrre questo salutare effetto; mai riuscirebbe a rinunciare a sé stesso, nè a mortificare i suoi desideri sregolati, né a praticare la virtù. Se crede che la pietà sia inutile, non c'è altro che l'Evangelo che rende la pietà utile, promettendo di salvare i veri pentiti.
Solo l'Evangelo può condurci alla santità. La legge che diceva al peccatore: "Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge, per metterle in pratica" (Deuternomio 27:26), poteva ben portare gli uomini nella disperazione; ma essa non poteva condurli sulla strada della virtù a causa di ciò che è detto in Romani 8:3: "Infatti, ciò che era impossibile alla legge, poiché la carne la rendeva impotente", e in Ebrei 7:19: "infatti la legge non ha portato nulla alla perfezione".
Infatti l'Evangelo ci rigenera in speranza viva, per mezzo della stessa speranza che l'Evangelo annunzia.
Esso è dunque la potenza di Dio.
(Tratto da un sermone di Antoine Leger "L'excellence de l'Evangile")


1 commento:

  1. Il passo centrale secondo me: "La fede consiste nel mettere una totale fiducia nelle promesse di Dio, e l'Evangelo ci porta a questa fiducia con una forza inconcepibile, facendoci vedere che Dio ci ha già dato il suo Figlio; poiché:"Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma l'ha dato per noi tutti, non ci donerà forse tutte le cose con lui?" (Romani 8:32)."

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