sabato 1 giugno 2013

Dio è il Dio che incontra

Giobbe. L'intenzione di Giobbe non è quella dialogare con i suoi amici; infatti dice loro: "Tacete, lasciatemi stare, voglio parlare io, succeda quel che succeda! (Giobbe 13:13).

Egli desidera conversare con Dio per chiedergli due cose: di non nasconderlo dalla Sua presenza, di ritirare la Sua mano e di non spaventarlo più con i suoi terrori, poi dice: " Interrogami e io risponderò; oppure parlerò io, e tu replicherai" (Giobbe 13:21,22).

Nel frattempo Giobbe continua a sfogarsi e ad andare in collera, perché sa che Dio sta ad ascoltare; che l'Onnipotente passa vicino e lui non lo vede; gli scivola accanto e lui non lo scorge.

Elifaz di Teman, un altro "caro"amico di Giobbe, arriva con la sua bella frecciata: "Tu, poi, distriggi il timor di Dio, sminuisci la preghiera che gli è dovuta" (Giobbe 15:4). Certo che chi non compie tutti gli atti di devozione religiosa, può ben essere considerato un distruttore del timor di Dio agli occhi di chi si sente a posto con la religione! Ma per chi, come Giobbe, che non aveva mai commesso violenze con la sua mano, la cui preghiera era sempre stata pura e proseguiva nella sua ricerca di avere un dialogo con Dio, viene considerato uno che sfida l'Onnipotente secondo il linguaggio degli astuti dettata dall' iniquità del cuore.

Sarà Dio, alla fine del libro a rivolgersi a Elifaz, dicendogli: "La mia ira è accesa contro di te e contro i tuoi amici, perché non avete parlato secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe" (Giobbe 42:7).

Mi rendo conto che, nel libro di Giobbe, mi trovo di fronte a dei sapienti, a dei saggi...pure al giorno d'oggi esistono i sapienti, coloro che sanno e conoscono molte cose. Io non ho studiato teologia e nemmeno filosofia, e non conosco un gran ché di religioni, ma mi piace investigare quella che considero Parola di Dio, del Dio che si vuole rivelare.

Nel libro che stiamo considerando, credo che Dio voglia far capire, che per Lui sono di gran valore l'integrità, la rettitudine e il fuggire il male (Giobbe 1:9), ma questo non è sufficente per incontrarlo e vederlo. E chi può "vedere" Dio, se Dio non decide di farsi vedere? E chi può incontrare Dio, se Dio non si fa incontrare? "Chi potrà contemplarlo quando nasconde il suo volto a una nazione ovvero a un individuo?" (Giobbe 34:29).

L'incontro era quello che Giobbe cercava con tanta insistenza, senza però ottenerlo, trovandosi così in una situazione che annientava ogni religione, perché la religione è lo sforzo dell'uomo per incontrare Dio, mentre la relazione è l'incontro di Dio con l'uomo!

E' Dio che decide di incontrare Giobbe e di farsi conoscere da lui, ma gli amici lo incontreranno nella sua ira, perché lo sforzo dell'uomo religioso irrita Dio. Dio incontra chi vuole, quando e come vuole Lui!

Dio decise d' incontrare l'uomo, come uomo in Gesù Cristo, ma non fu sufficente per salvarlo; Dio doveva incontrare l'uomo come uomo e come risorto, ma non fu sufficente! Dio come Uomo e come Risorto doveva incontrare l'uomo e aprirgli la mente per intendere le Scritture come per i discepoli sulla via di Emmaus e poi farsi riconoscere da loro rompendo il pane. Oppure, come nel giardino del Getzemani... non fu sufficente avvicinarsi a Maria e parlarle, ma dovette rivelarsi a lei chiamandola per nome! E fu così anche per i discepoli che non riconobbero il risorto incontrandolo sulla riva del mare, ma solo quando tirarono su una gran quantità di pesci!

Il libro di Giobbe è la massima espressione dell'impossibilità dell'uomo di incontrare Dio, anche con la propria giustizia e, nello stesso tempo, l'esaltazione della volontà ultima di Dio di incontrare l'uomo e rivelarsi a lui quando e come Egli desidera!

Parole di Eliu. Se è necessario, Egli usa l'afflizione e la sventura per predisporci all'incontro: "Dio libera l'afflitto mediante l'afflizione, e gli apre gli occhi mediante la sventura" (Giobbe 36:15).

Se la nostra natura umana non avesse la radice del peccato, Dio non avrebbe bisogno di usare tali metodi allo scopo di farsi conoscere: "Rende inerte ogni mano d'uomo, perché tutti i mortali, che sono opera sua, imparino a conoscerlo" (Giobbe 37:7).

E' Dio solo che può farsi conoscere, perché: "L'Onnipotente noi non lo possiamo scoprire (...) nessuno può fissare il sole nel cielo, quando c'è passato il vento a renderlo limpido" (Giobbe 23:21).

E poi..."Egli non opprime nessuno"! (Giobbe37:23,21)

Non era Dio ad opprimere Giobbe, ma Satana. Dio aveva permesso a Satana di agire perché riteneva estremamente importante che Giobbe passasse queste esperienze, ma la mano che lo colpiva, i disegni tramati nell'oscurità erano quelli del diavolo.

E' la condizione di peccatori in un mondo di peccato, governato dal principe di questo mondo, che è la causa del male del mondo! Le nostre scelte sono la causa delle nostre disgrazie. La scelta di Dio, nella Sua stessa opera di salvezza, aveva come scopo finale la redenzione di coloro che erano destinati a vita eterna.

Eliu, in questa storia, sembra proprio l'unico saggio, che ha capito qualcosa della sovranità di Dio.

"Ecco, io ti rispondo: "In questo non hai ragione"; Dio è più grande dell'uomo. Perché contendi con lui? Egli non rende conto dei suoi atti" (Giobbe 33:13).

Arriva persino a capire che c'è bisogno di un interprete, uno solo fra mille.

Non è la propria giustizia e religiosità che salva l'uomo, ma solo quando Dio può dire: "Risparmialo, che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo riscatto" (Giobbe 33:24).

Daniela Michelin Salomon

1 commento:

  1. E chi può "vedere" Dio, se Dio non decide di farsi vedere? E chi può incontrare Dio, se Dio non si fa incontrare? "Chi potrà contemplarlo quando nasconde il suo volto a una nazione ovvero a un individuo?" (Giobbe 34:29).

    Grazie Signore di esserti fatto riconoscere da noi!

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