sabato 8 giugno 2013

La sana teologia fa capire la giusta strategia

Quando si "sorvolano" i salmi si riesce a cogliere tutte le bellezze di questi inni: canti, lodi, gioia, consolazione, incoraggiamenti, benedizioni, protezione, forza. E' come vedere dall'alto il meraviglioso panorama sottostante: i verdeggianti alberi, le cascate, il mare ampio ed azzurro, ma se provi a scendere e vivere in mezzo a quella giungla e su quel mare, le cose cambiano. Là ci sono serpenti e bestie feroci; il mare spesso è in burrasca; allora in quelle circostanze si riesce a leggere l'altro aspetto dei Salmi che si collega a queste situazioni: nemici e peste; leoni e serpenti; sofferenze e pianti; cani e corna di bufali; tuoni, grandine e carboni accesi; i legami della morte, i torrenti della distruzione e i legami del soggiorno dei morti...e chi più ne ha più ne metta!

Non è corretta quella teologia che attesta che i Salmi fanno parte di "un'altra dispensazione", perciò si dovrebbe accostare all'attuale periodo solo quelle parti dei Salmi che parlano di amore, consolazione e incoraggiamento evitando di applicare a noi le parti che coinvolgono i sentimenti e le posizioni contro il nemico.

Questo io penso sia un pericolo, perché si rischia di ritrovarsi con del fuoco in seno, o un serpente velenoso fra le lenzuola dove ci si corica per riposare...

Questo lo vedo nell'ingenuità e nella bontà di un popolo - il mio! - che subì persecuzioni atroci a causa della loro fede, ma anche a causa di una fiducia riposta nella buona fede del nemico!

E quando ti trovi col serpente nel letto, sei poi obbligato in futuro a usare le armi per sopravvivere.

La giusta teologia può far capire la giusta strategia.
"Sotto il nome di "Pasque Piemontesi" sono conosciuti gli orrori che sguirono.
 Il 18 aprile era la domenica delle Palme; la soldatesca di Pianezza salutò la settimana santa col grido: "Viva la Santa Chiesa Romana! Guai ai Barbetti!" Armatisi in fretta, i Valdesi sotto la guida del capitano Bartomeo Jhaier respinsero in varie scaramucce i primi assalti; ma il Pianezza aveva il suo piano e non intendeva combattere a quel modo. Il mercoledì, infatti, convocava a Torre alcuni dei principali Valdesi che ben presto si lasciarono persuadere, nonostante il parere contrario ed i savi avvertimenti di Givanni Léger, ad alloggiare nelle loro case le truppe ducali per brevi giorni.
Poveri ingenui montanari, sempre così facili a credere alla buona fede dei loro spietati persecutori!
I soldati si sparsero dovunque nei villaggi circonvicini, fino a Bobbio e ad Angrogna, albergando presso tutte le famiglie che trepidanti li accolsero sotto ai loro tetti a metà rassicurate dalle dichiarazioni del marchese di Pianezza il quale andava promettendo solennemente che, in seguito a sì evidente prova di fiducia e di devozione al Duca, la vita e la proprietà di tutti sarebbero state scrupolosamente rispettate.
Ma quale risveglio spaventoso fu mai quello del 24 aprile!
Era la vigilia di Pasqua. Poco prima che schiarisse l'alba, un gran falò acceso sulle rovine del forte di Torre, diede il segnale convenuto per l'orrenda strage, giustamente fu chiamata la San Bartolomeo valdese.
Come descrivere i particolari di quel massacro in cui la più mostruosa ferocia ebbe libero sfogo? Purtroppo la esattezza di quei particolari non può essere onestamente contestata; essi appartengono alla storia che non si cancella. Uomini inermi mutilati, scorticati, squartati, infermi e vegliardi lungamente martirizzati, pargoletti strappati alle braccia materne e sfracellati contro le rocce, fanciulle e donne oltreggiate e poi scaraventate nei precipizi, quando non venivano decapitate o impalate lungo la via o sotterate vive...le povere vittime di quelle crudeltà spaventose sommarono nei primissimi giorni ad oltre un migliaio di morti nella valle di Luserna; non contiamo tutti coloro che, gettati nelle carceri, perirono dopo lunga agonia." 
"Il 24 aprile i Valdesi, che si difendevano accanitamente in Val d'Angrogna, ebbero il torto di prestar fede ad un biglietto firmato dal comandante di spedizione, Gabriele di Savoia, il quale prometteva a tutti che sarebbero trattati con clemenza, se avessero deposto le armi. "Posare prontamente le armi; rimettersi alla clemenza di S.M.R.Mediante questo si assicurino delle loro vite e quelle delle loro famiglie. Don Gabriele di Savoia, a nome di S.A.R." Questo biglietto autentico, fu uno dei più vili tranelli di cui ebbero a soffrire i Valdesi.
Appena disarmati, quei poveri montanari s'accorsero una volta di più che contro di loro era stimata legittima qualsiasi perfidia. Furono incatenati e fatti prigionieri a Luserna, mentre sulle praterie della Vaccera, dove erano accampate le loro famiglie, si rinnovarono gli orrori del 1655: stragi torture, mutilazioni, violenze d'ogni genere contro donne, fanciulli, e vegliardi. Il giorno dopo, Catinat penetra dalla indifesa valle San Martino nel vallone di Pramollo e fa a Peumian un altro scempio di Valdesi che, anche qui, avevano deposto le armi in seguito alle sue menzognere promesse."
Se la teologia non è sana, c'è il sentiro dell'esperienza che conduce alla prudenza.
"Ai primi giorni di luglio la guerra sembrava terminata: si erano licenziate le truppe francesi, perché oramai, come aveva dichiarato il Catinat, il paese era interamente desolato e non vi rimaneva più nulla, né popolo, né bestiame. Ma s'ingannavano tutti costoro. Mentre le migliaia di prigionieri agonizzavano nelle carceri del Piemonte ed i loro beni confiscati si vendevano all'asta, ecco ricominciare inaspettata e veramente miracolosa la resistenza, in virtù dell'eroica falange degli "invincibili".
Fu qualcosa di prodigioso. Circa 80 superstiti in Val Pellice e 50 in Val San Marino, scampati in modo incredibile alle più accurate ricerche, nascosti in caverne da loro soli conosciute, riuscirono a raggrupparsi tra le rocce dei monti più alti e inaccessibili; si nutrivano di erbe, vivevano di speranza e di disperazione insieme; un energia indomabile li sorreggeva. Questi ammaestrati da dura esperienza, dichiararono di non fidarsi delle semplici promesse ducali: vollero ed ottennero degli ostaggi, stipulando un accordo nei seguenti termini a) I duecento riceverebbero tutti gli ostaggi...b) partirebbero in tre squadere per recarsi a Ginevra...c) Appena giunti a Ginevra tutti i prigionieri Valdesi sarebbero liberati e condotti in Svizzera a spese del governo ducale.
Questo accordo venne tosto confermato il 17 ottobre a Lucerna mediante un trattato del Duca con la Svizzera, la quale prometteva di accogliere i Valdesi e di vegliare a che non rientrassero in Piemonte.
Se lo sterminio totale non si effettuò, bisogna attribuirne il merito soprattutto alla meravigliosa resistenza d'un manipolo di eroi." (E.C.)
Per ritornare ai Salmi, il salmista ha il suo atteggiamento di fronte al male, all'empio, al nemico: denuncia il male, confida in Dio, si rimette a Lui, cercando la Sua protezione e il Suo intervento.

"Mostrami le meraviglie della tua bontà, o tu che con la tua destra salvi chi cerca un rifugio dai suoi avversari. Abbi cura di me come la pupilla dell'occhio, nascondimi, all'ombra delle tue ali, dagli empi che vogliono la mia vita, dai nemici mortali che mi circondano" (Salmo 17:8,9).

2 commenti:

  1. Es muy interesante lo que escribes. Si bien no hay que vivir en el pasado, tampoco hay que olvidar los hechos que nos precedieron. Recibe un saludo de esta descendiente de valdenses uruguaya.

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  2. Una riflessione molto cruda, ma molto bella e vera.

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