lunedì 9 settembre 2013

Entrando nel regno dei cieli

Matteo 19:13;26.

"Ma Gesù disse loro: "Lasciate i bambini, non impedite che vengano a me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro" (Matteo 19:14).

Esiste un regno nel quale si può entrare già attualmente, ed è il regno dei cieli; ma per entrarvi bisogna diventare come i bambini che corrono liberi nei prati e non si preoccupano di nulla, perché sanno che qualcuno provvede per loro.

Difficilmente un ricco entrerà nel regno di Dio, perché l'attaccamento alle ricchezze è un impedimento per l'entrata; ma i bambini non pensano a possedere, ma a vivere, giocare e ad essere allegri.

Difficilmente un bambino pensa alla morte, perché egli esiste per vivere e chi entra nel regno di Dio si trova nella condizione vitale dove non si pensa più alla morte.

I bambini non hanno difficoltà a credere, assorbono la Parola e si rallegrano nella semplicità; e a creaturine simili il Signore imporrà sempre le mani e inviterà i grandi ad assomigliare a loro.

Sì! esiste un regno nel quale si può entrare non per mano d'uomo, ma per mezzo dell'onnipotenza di Dio: "Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile" (versetto 26).
A Dio è possibile farci rinascere in nuova condizione in Cristo e per mezzo di Cristo.
Questo ci permette una nuova visione, perché ci si ritrova in un' altra prospettiva: quella spirituale, e tutto acquista un senso che è proiettato verso l'eternità, la vita che non finirà.
I timori vengono esclusi, perché tutto è sotto lo sguardo di Dio e ogni cosa è in relazione alla vita. La morte non ha più il suo potere per chi possiede la vita eterna, che risiede nella conoscenza del Dio della vita e della risurrezione; e così liberi...si può ricominciare a correre felici nei prati fra l'erba ondeggiante al vento proprio come i bambini!

Daniela

3 commenti:

  1. Accresci la nostra fede, Signore Gesù. Grazie Daniela per la tua meditazione.

    RispondiElimina
  2. Mi è sempre piaciuta l'immagine di un bambino in relazione alla nuova vita del credente. Condivido la tua meditazione e aggiungo qualcosa che è emerso proprio nel leggerla. Per le madri è facile fare delle applicazioni di questo tipo, esse sono quelle più vicine ed osservatrici, oltre che tutrici del/la neonato/a. Penso soprattutto alla dipendenza totale - ancorché temporanea - del bimbo dai genitori. Ciò avviene già nella gestazione e continua subito dopo aver visto "la luce". Le chiese intellettuali hanno perso o non hanno neanche preso in considerazione (come ha fatto storicametne la chiesa valdse negli ultimi 50-70 anni o forse di più) il passaggio che il credente deve fare con "la nuova nascita". I valdesi con supponenza parlanno - quando lo fanno - dei "nuovi nati" come di una setta. Non ritengono che questa trasformazione fa parte di un inevitabile processo (cosciente o incosciente) di chi, prima non credeva e poi crede. Il credere identificato alla nuova nascita, determina una linea di vita in continua trasformazione o crescita fino a quando, come dice la lettera agli Ebrei non si ha più bisogno di latte e giunge a maturità, ovvero alla statura perfetta di Cristo. Si possono conoscere tutte le dottrine, tutta la Bibbia, una montagna di tesi teologiche, ma se manca quest'inizio di nuova vita, come quella di un bimbo, manca l'essenziale... ecco perchè è difficile dialogare e capirsi.

    RispondiElimina