martedì 1 marzo 2016

Essere piantati nella casa del Signore

Davide non nasconde il fatto che se volgiamo gli occhi alla situazione presente del mondo, saremo fortemente tentati di credere che non esista premio all'innocenza: infatti quasi sempre l'empietà prospera e fiorisce,mentre i buoni sono oppressi dall'ignominia, dalla povertà, dal disprezzo e da altre calamità!: "E' mancato poco" egli dice "che il mio piede scivolasse, che io inciampassi, vedendo il successo degli stolti e la prosperità dei malvagi", e poi conclude: "Cercavo di comprendere queste cose ma nel mio spirito vi era perplessità, fino a che sono entrato nel santuario del Signore e ho visto la loro fine" (Ps., LXXIII, 2: 3,17)

Da questa sola dichiarazione di Davide si può dedurre che i santi padri del'antico Patto non hanno ignorato quanto raramente Dio realizzi in questo mondo le promesse fatte ai suoi servitori, o non le realizzi affatto; e per questo motivo hanno innalzato il loro cuore al santuario di Dio dove trovavano nascosto quanto non appariva evidente in questa vita corruttibile.
Questo "santuario" era il giudizio ultimo, che aspettiamo, ed essi erano lieti di conoscerlo per fede, anche se non erano in grado di percepirlo con gli occhi.

Animato da questa fiducia, qualunque cosa avvenisse nel mondo, non avevano alcun dubbio che sarebbe venuto il giorno in cui le promesse di Dio si sarebbero adempiute. Queste dichiarazioni lo dimostrano: "Contemplerò il tuo volto nella giustizia, sarò saziato dal tuo sembiante" (Ps., XVII, 15); "Sarò come un ulivo verde nella casa del Signore" (Ps. LII,10); "Il giusto fiorirà come palma, verdeggerà come il cedro del Libano. Quelli che sono piantati nella casa del Signore, fioriranno nelle sue porta; porteranno frutto, verdeggeranno nella vecchiaia e saranno pieni di vigore" (Ps., XCII: 13;15)

(Giovanni Calvino; dall' "Istituzione della Religione Cristiana)

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