lunedì 23 maggio 2016

La responsabilità umana

(4) La seconda proposizione (Donald Carson)

La seconda proposizione potrebbe essere dimostrata in modo egualmente dettagliato. "Dunque temete il Signore e servitelo con Integrità e fedelmente...E se vi sembra sbagliato servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire...;quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore" (Gen. 24:14-15). Questo è soltanto uno dei tanti brani in cui degli essere umani ricevono il comandamento di ubbidire, o in cui vengono esortati a fare qualcosa o a prendere una decisione in modo risoluto. 


I "Dieci Comandamenti" fanno presa sull'umanità proprio perché possono essere ubbiditi o disubbiditi. L'appello del Vangelo stesso responsabilizza profondamente l'uditore "Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come signore e avrai creduto col cuore che Dio lo ha risuscitato da i morti, sarai salvato; Difatti la Scrittura dice: Chiunque crede in lui, non sarà deluso" (Rom 10:9,11). Gli esseri umani sono provati da Dio, perché vuole vedere cosa hanno in cuore (Gen. 22:12; Es. 16:4; 2 Cron. 32:31). 


La responsabilità umana può anche scaturire dall'iniziativa divina in quanto elezione (Es. 19:4-6; Deut. 4:5-8; Os 13:4; Mi. 3:1;12). Dio pronuncia commoventi appelli affinché gli uomini si ravvedano, e non prova piacere nella morte del malvagio (Is. 3:18; 65:2; Lam. 3:31-36; Ez 18:30-32; 33:11; Os 11:7s.)

Eppure, in nessun brano tale materiale ha la funzione di rendere Dio assolutamente contingente, nel suo essere o nelle sue scelte, dalle mosse fatte dagli essere umani.

Qui bisogna camminare con i piedi di piombo. Non sto dicendo che le Scritture non ci presentino mai, in alcun modo, Dio come contingente. Egli parla, sì, con le persone e risponde; viene detto persino (in una quarantina di casi) che "si pente" delle proprie decisioni, cioè che cambia idea o si ritrae da quella che era la sua intenzione. Ma, in nessun caso, la responsabilità umana funziona da rendere Dio assolutamente contingente; cioè da far sì che Dio sia assolutamente impedito, bloccato, frustrato, fermato, incapace di proseguire nel cammino da lui già stabilito.
Non c'è niente nella Bibbia che assomigli a quelle opere moderne che sostengono, ad esempio, che giacché gli uomini e le donne fanno delle scelte morali, ne consegue che Dio è limitato nel suo potere o nella sua conoscenza. Se però, Dio fosse limitato da qualche costrizione così assoluta, certamente la prima proposizione non potrebbe essere vera: Ciò che è essenziale è che la Bibbia presenta il compatibilismo: cioè presuppone, insegna che entrambe le proposizioni sono vere.

Rimane ancora un enfasi biblica da rilevare prima di procedere all'esame di alcuni brani specifici. Tale enfasi va distinta dalle due proposizioni che costituiscono i due elementi del compatibilismo; tuttavia, è profondamente legata al tema di questo libro. Ossia: malgrado tutto ciò che dice in merito alla portata illimitata della sovranità di Dio, la Bibbia insiste ripetutamente sulla Sua perfetta bontà. Dio non viene mai presentato come complice della malvagità, o maligno nell'intimo, o come la causa diretta del male allo stesso modo in cui egli è la causa diretta del bene. Come tenere tutto questo insieme sarà il tema della nostra discussione più avanti, ma non abbiamo ragione di dubitare del fatto in sé stesso, "Egli è la roccia, l'opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. E' un Dio fedele senza iniquità. Egli è giusto e retto" (Deut. 32:4). "Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre (1Giov. 1:5). Proprio perché Abacuc può dire a Dio: "Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, e che non puoi sopportare lo spettacolo dell'iniquità" (Abacuc 1:13), gli risulta difficile capire come Dio possa permettere le terribili devastazioni operate dai Caldei a danno del popolo del suo patto, Notiamo, allora, che la bontà di Dio è il presupposto immutabile, Il cielo risuona di cori: "Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente, giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo (Ap. 15:3-4).
(continua)

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