mercoledì 27 febbraio 2019

Teologia della migrazione



Commento al "Sussidiario evangelico"  Gregorio Plescan - Claudio Tron
(Fenomeni migratori; la posizione della Diaconia Valdese pag 229)

La teologia della "chiesa liberal" ha avuto un'evoluzione notevole, essa elimina il carattere teocentrico del messaggio cristiano e prende riferimento per un'adeguata comprensione la centralità dell'uomo stesso, privilegiando il povero, il diverso.
La teologia liberale è diventata  un' arma per cercare di smascherare, al limite "maledire" ciò che essa definisce "il dominio patriarcale", la volontà di potenza; fino a focalizzare, nel nostro contesto odierno, il migrante.

Nel Sussidiario evangelico a pag 229,  il popolo che Dio ha eletto sono dei migranti; il vocabolario del viaggio, viene visto come filo conduttore di tutta la Bibbia;  pure la storia, la nostra storia serve a ricordarci che siamo stati esuli e quanto lo siamo ancora oggi; tutti dunque a partire da Abramo, dal popolo d'Israele, a Gesù, a Paolo, apostolo delle genti, fino a giungere ai valdesi e ai riformati italiani come Bernardino Occhino, Giovanni Diodati, e per finire con la stessa vita e predicazione di Giovanni Calvino, vengono contrassegnati con "linguaggio del viaggio".

Gli eletti, secondo la verità biblica sono chiaramente "gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (Apocalisse 5:9) senza distinzione di razza o di colore, i quali sono redenti mediante il sangue di Cristo (Efesini 1:7), il presupposto è che gli eletti siano decaduti, e che l'elezione comprenda la chiamata, la giustificazione e l' appartenenza a Cristo. Gli eletti sono eletti "in Cristo". L'elezione comprende la liberazione dal peccato e dalla colpa e la ricezione per grazia del dono della salvezza.
L'elezione degli eletti non trova la sua base in una teologia del viaggio, della migrazione, ma in Dio che ha deciso di darli a Cristo per salvarli, chiamarli e trarli con efficacia alla comunione con Cristo mediante la Sua Parola e il Suo Spirito.

Nessun commento:

Posta un commento