lunedì 26 novembre 2012

Rinuncia di sé

2 Corinzi 12

"E' davanti a Dio, in Cristo, che parliamo davanti a voi; e tutto questo, carissimi, per la vostra edificazione" (v.19).

Queste sono parole dell'apostolo Paolo, il quale dice inoltre "Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo" (1 Corinzi 11:1).

Questa può forse essere definita una presunzione. Qualcuno potrebbe chiedersi :"Ma a quali livelli si pretende arrivare? Così in alto si rischia di cadere e farsi male!".

Queste altitudini si raggiungono nella debolezza estrema. proprio perché siamo arrivati attraverso "debolezze, ingiurie, necessità, persecuzioni, angustie" (io aggiungerei: solitudini, censure, non considerazione da parte di altri) per amor di Cristo." (2 Corinzi12:10).

Questo non vuol dire salire in alto, ma andare nel fondo dove non puoi più cadere:" Perché quando sono debole, allora sono forte" (2 Corinzi 12:10).

Il cammino della debolezza, della rinuncia di sé ("Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso". Luca 9:23), dell'accettazione di "fatiche, prigionie, percosse, pericolo di morte, pericoli sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericoli sul mare, in pericolo fra falsi fratelli, in fatiche e i pene, nelle veglie, nella fame, nella sete, nei digiuni, nel freddo, nella nudità...tutto ciò conduce a vantarci solo più nella nostra debolezza" (2 Corinzi 11: 24-30).

Non abbiamo nessun vanto da accampare davanti a Dio; abbiamo finito nel riporre la nostra fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. Dirigiamo lo sguardo non sulla nostra persona, ma confidiamo completamente in Dio, abbandonandoci nelle sue braccia, sapendo che lui ci porterà sulle sue spalle in Cristo e ci farà camminare speditamente in sua presenza.

Daniela Michelin Salomon

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