martedì 27 novembre 2012

Sentieri antichi valdesi

"La terra nasconde la nostra storia"

Ho passato una mezza giornata passeggiando nei "sentieri antichi valdesi" con tre amici provvisti di metaldetector, appassionati da anni nel ritrovare oggetti che testimoniano la vita vissuta di gente contadina, povera, costretta spesso a privazioni di ogni genere.

Ci siamo incamminati verso un rudere costruito su un alta roccia, circondato da terrazzamenti scoscesi. Lì, la vista è meravigliosa e domina la valle.

La stanza sottostante al rudere fu costruita a volta ed è datata 1706. Per raggiungerlo non c'è strada, ma solo un sentiero ripido. L'acqua, tanto vitale e difficile da raggiungere a quei tempi, erano obbligati ad andarsela a prendere con i secchi al non vicino torrente "saltaorecchia"; nome che deriva da una leggenda valdese, secondo la quale una donna , per fuggire alla persecuzione . saltò dalla cascata, ancora esistente, e non subì nessun danno. Vantandosi in seguito dell'accaduto, si ributtò e ne rimase intatto del suo corpo solo l'orecchio.

Il padrone del "nostro" rudere non fu più trovato né vivo né morto; si racconta che fu mangiato dai lupi.

Coi metaldetector abbiamo trovato le testimonianze di fatiche, di duri lavori e arnesi costruiti con le proprie mani:
  • 2 monete da 5 centesimi di Vittorio Emanuele 2 1861-62 
  • filtro per verderame 1840 
  • Bottone in ottone 1850 
  • molti chiodi fatti a mano 1800 
  • manico cucchiaio 1900 
  • bossolo mauser tedesco 
  • anello di ombrello 
  • 2 borchie di zoccoli 
  • zappa stretta per togliere le patate, "biciara" 1880 
e il pezzo forte: monetina quadrata, duca Carlo Emanuele con croce mauriziana; 1660; piccola moneta fatta a mano, tagliata per ricuperare l'avanzo di metallo, risultando così quadrata.

Dicevamo coi miei amici:"

La terra nasconde la nostra storia. Pure noi siamo terra e alla terra ritorneremo.

Concordi eravamo di non essere messi alla nostra morte né in un loculo e nemmeno essere cremati, ma di ritornare lì da dove siamo arrivarti, con la consapevolezza che tutti, anche quelli che si sono fatti cremare dovranno comparire davanti a Dio (Ap.20:13)

Due inni sono stati cantati su quella roccia, inni valdesi francesi dei nostri nonni, ricordi del tempo del risveglio.

Il est un roc séculaire Que Dieu, pour mon coeur lassé, Comme un abri tutélaire, Au sein des flots a placé
Mon rocher, ma forteresse, mon asile protecteur, Mon recours dans la détresse, C'est Jesus, le Rédempteur!

E' una roccia secolare che Dio per il mio cuore stanco, come un rifugio sicuro, in mezzo alle onde ha posto.
Mia Rocca, mia fortezza, mio asilo protettore, mio rifugio nella distretta, è Gesù, il Redentore!

Questi amici, in una bella giornata di sole, mi accompagneranno in una passeggiata di circa 3 ore sul sentiero della Gianavella, fino alla "Balma dei Banditi", dove hanno trovato coi metaldetector diversi crocifissi in ferro battuto, tutti deformati con delle tenaglie. Si sono informati e hanno saputo che i Banditi facendo le loro scorrerie depredavano i crocifissi e per vendicarsi in qualche modo, deformavano l'oggetto idolatra.

Gianavello e i suoi, sfuggendo al nemico, si rifugiavano dapprima negli aspri burroni del vallone dei Banditi che si apre a ventaglio ad occidente del pendio di Liorato...dalla cresta imminente esso scendeva quasi a precipizio; i solchi dei torrenti, profondamente scavati, le ripide coste, i contafforti e le balze rocciose erano coperti di folte boscaglie di castagni e di faggi. Un alto silenzio avvolgeva quell'aspra natura, ed il mormorio del torrente lo rendeva più impressivo...oltre il Bric dei Banditi, che s'arrotonda ad occidente del vallone, v'è un incavo nella costa del monte, formato da una roccia strapiombante, un nido selvaggio, in cui si notano ancora tracce di muri di sostegno; è la Balma dei Banditi; e poco discosto un angusto orifizio: il "Pertùs dei Banditi". Qui secondo la tradizione, essi si nascondevano nei momenti del pericolo più grave. Nell'aspra solitudine di quelle gole, di quelle rocce, di quelle boscaglie, essi si sentivano sicuri. (Tratto dal libro Giosué Gianavello. Attilio Jalla).

Daniela Michelin Salomon

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