lunedì 3 dicembre 2012

Castagne

Cammin faccendo sui sentieri rovinati valdesi, potevamo, fino a mille metri, osservare maestosi castagni dalle foglie lucide. Inspirando profondamente l'aria fresca del mattino di primavera, si era avvolti dal profumo dei fiori dalla forma esile ed allungata dell'albero secolare. Il castagno è un albero fruttuoso innestato dai nostri padri in varie qualità, fra le quali la più eccellente: il marrone.

Castagna non di colore scuro, ma venata da linee verticali; all'interno non c'è la classica pellicina che la divide, rendedola così adatta ad essere trasformata in un dolce prelibato il: "marron glacé".  Nel riccio esiste generalmente una sola castagna di eccellente dimensione.

La castagna era il pane dei valdesi. La mangiavano al mattino per colazione col latte fumante, dopo averla bollita e sbucciata la sera precedente. Nelle stalle, al tepore prodotto dalla presenza di mucche e capre e con la compagnia di qualche pettirosso, la gente si riuniva per pelar le "crapie":le castagne più piccole. I ragazzi venivano a corteggiare le giovani valdesi, ma, furbamente, i genitori li mettevano a pelar "crapie" per i maiali, unendo l'utile al dilettevole. Mio padre detestava pelar "crapie", si buttava sul fieno e si faceva una bella dormita...riuscii lo stesso a conquistare mia madre! C'era però chi faceva la fame e veniva gratuitamente ad aiutarsi per poi mettersi da parte le castagne bacate e poter avere un pasto per il giorno dopo.

Le castagne hanno salvato dalla fame famiglie numerose di gente che abitava all'ombra di questi generosi alberi, i quali si dice siano stati anticamente importati dall'Iran. In questi ultimi anni osservando i maestosi alberi, viene da piangere, ma da piangere davvero!

Sono stati importati dal Giappone dei castagni che di simile ai nostri hanno ben poco! Sono piccoli, si vantano di grandi fiori e i loro frutti hanno un sapore che non equivale per nulla alle nostre dolci castagne e, per di più, hanno infestato in pochi anni i nostri meravigliosi alberi, di un insetto balordo, che ha un nome, che a parer mio non ha nulla di nobile: Cinicide Galligeno (Dryocosmus kuriphilus). Non c'è bomba o lotta chimica ( hanno provato in laboratorio) che possa distruggerlo. Inoltre sono tutte femmine, non hanno bisogno di maschio per accoppiarsi, ma vi immaginate che razza di insetto! E non basta, ogni femmina può deporre fino a 150 uova.

Volete sapere com'é fatto? E' lungo circa 3 mm con una colorazione nera sia per il torace che per l'addome ( non poteva che essere nero, non gli si addice nessun altro colore!). I sintomi facilmente individuabili ad occhio nudo sono le galle che interessano soprattutto le foglie, ma colpiscono anche fiori e i frutti deformandoli. Le foglie colpite tendono a restare attaccate al ramo anche dopo la caduta delle foglie, perciò gli alberi non si spogliano più completamente nel periodo invernale, ma rimangono con queste brutte foglie secche. Una forte parassittizzazione porta a una drastica riduzione della produzione e della qualità delle castagne, danneggiando le foglie si riduce la fotosintesi e la pianta s'indebolisce, diventando fortemente suscettibile ad altri insetti e funghi patogeni. A lungo andare la pianta può anche morire.

Si è provveduto ad introdurre l'imenodottero con un nome combattivo: Torymus. Il nostro amico parassitizza il cinipide limitandone la concentrazione e di conseguenza il danno. Attualmente nella nostra zona siamo ancora nella fase iniziale: Torymus è ancora poco diffuso e non riesce ancora a limitare la popolazione del cinipide, però è in forte crescita. In condizioni normali si raggiunge un equilibrio tra i due insetti ed il danno al castagno risulta limitato ben al di sotto del danno economico...però, per il momento, di castagne non ce ne sono più!

Questa volta lascio a voi immaginare e sviluppare la parabola.

Daniela Michelin Salomon

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