dicembre 31, 2012

Per scendere dai balconi

"Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza d'affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento" (Filippesi 2:1-2).

Per riuscire a realizzare un'unità di pensieri, convinzioni e intenti è certamente necessario incontrarsi e trovare una base comune che permetta un incoraggiamento, un conforto d'amore, una comunione di spirito, una tenerezza d'affetto e compassione. Se due non si accordano come faranno a camminare insieme? La base comune è senz'altro quella di non cercare i nostri propri interessi, ma quelli di Cristo Gesù (versetto 21).  Questo è il punto di partenza per un efficace operato alla gloria di Dio.

Per riuscire a partire insieme ci si trova a volte in un periodo particolare alla ricerca della via giusta e questo è buono, perché è lì che s' incominciano ad intravedere altri "colleghi" che cercano con noi, questo ci permette di salutarci e incontrarci. L'inizio può essere duro, ma non impossibile. Naturalmente è necessario percorrere le strade, i sentieri e non rimanere inermi sui balconi a teorizzare.

Ci son due tipi di persone.  Nel libro "A Preface to Christian Theology",  John Mackay esemplifica due modi d'interessarsi  alle cose cristiane, descrivendo alcune persone che, sedute su un alto balcone di una casa spagnola, osservano i passanti transitare nella via sottostante. "Quelli del balcone" possono ascoltare le conversazioni dei viandanti e anche chiacchierare con loro; possono commentare criticamente il loro modo di camminare, oppure discutere problemi riguardanti quella particolare strada, la sua esistenza o la sua direzione, oppure ciò che è possibile scorgere da diversi punti lungo la strada, e via dicendo. Ma essi sono spettatori, e i loro problemi sono soltanto teorici. I passanti, al contrario, affrontano problematiche, pur avendo anch'essi un'angolazione teorica, sono essenzialmente pratici. 

Problemi del tipo "quale-direzione-prendere", "come-farcela" ecc. problemi che richiedono non soltanto comprensione, ma anche decisione e azione. "Quelli del balcone" e i passanti possono avere lo stesso campo di riflessione, ma i loro problemi sono diversi. Così, ad esempio, in relazione al male, il problema di "chi sta sul balcone" è quello di trovare una spiegazione teorica di come esso possa coesistere con la sovranità e la bontà di Dio; il problema del viandante, invece, è come vincere il male e farne risultare il bene. O ancora, in relazione al peccato, "chi stà sul balcone" si chiede se l'iniquità razziale e la perversità personale siano davvero credibili, mentre il viandante, conoscendo il peccato dal di dentro, si domanda se vi sia una speranza di liberazione. Oppure prendiamo il problema della "Divinità"; mentre chi sta "sul balcone" si chiede come si possa concepire che un Dio unico esista in tre persone, e che tipo di unità possa esservi fra le tre, e come facciano "tre-che-sono-uno" a essere persone distinte, il viandante vuole sapere come mostrare vero onore, amore e fiducia nei riguardi delle tre persone che ora operano unitamente per farlo uscire dal peccato e per condurlo alla gloria. E così via.

A questo punto per poterci incontrare e realizzare un cammino insieme alla gloria di Dio perlomeno risulta chiaro che è necessario scendere dai "balconi", dai nostri discorsi "teologici" raffinati che conducono ad un appagamento comodo, su comode poltrone a osservare l'orizzonte del futuro che si evolve; scendere dunque sui sentieri e fermarsi sulle vie e guardare quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada e incamminarci per essa per trovare riposo alle nostre anime. (Da Geremia 6:16).

Daniela Michelin Salomon 

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