lunedì 14 gennaio 2013

Forza e determinazione

"Eliseo si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla morte; e Ioas, re d'Israele, scese a trovarlo, pianse su di lui, e disse: «Padre mio, padre mio! Carro e cavalleria d'Israele!» Eliseo gli disse: «Prendi un arco e delle frecce». E Ioas prese un arco e delle frecce. Eliseo disse al re d'Israele: «Impugna l'arco». Egli impugnò l'arco; Eliseo posò le sue mani sulle mani del re, poi gli disse: «Apri la finestra a oriente». E Ioas l'aprì. Allora Eliseo disse: «Tira!» Egli tirò. Ed Eliseo disse: «Questa è una freccia di vittoria da parte del SIGNORE: la freccia della vittoria contro la Siria. Tu sconfiggerai i Siri ad Afec sino a sterminarli».18 Poi disse: «Prendi le frecce». Ioas le prese, ed Eliseo disse al re d'Israele: «Percuoti il suolo». Egli lo percosse tre volte poi si fermò.  L'uomo di Dio si adirò contro di lui, e disse: «Avresti dovuto percuoterlo cinque o sei volte; allora tu avresti sconfitto i Siri fino a sterminarli; mentre adesso non li sconfiggerai che tre volte». Eliseo morì, e fu sepolto" (2 Re 13:14-19).
La storia si ripete, l'uomo non è mai cambiato, le "guerre" sono sempre simili, le strategie per vincere le battaglie non cambiano.

Ci sono "leggi" nel cosmo. Ci sono "leggi" nella natura, la più evidente: la legge di gravità. C'è la "legge" stagionale: quando arriva la primavera la natura esplode di vita e così è la "legge" dell'opera di Dio in atto e noi siamo solo spettatori. C'è la "legge" che si ripete attraverso il tempo.

Nell'Antico Testamento si leggono vicende che rispecchiano esattamente avvenimenti della nostra vita odierna e spirituale. In quei libri si trovano anche le soluzioni ai problemi vari che possiamo incontrare nella vita. Percuotere le frecce in modo "moderato" vale a dire percuoterne solo tre non conduce alla vittoria.

Possiamo udire discorsi che scuotono le coscienze con impeto, simile allo spaccare ripetutamente, più di tre volte, le frecce con violenza, ma non c'è altra "legge" più delicata più moderata che permetta la liberazione "dal laccio del cacciatore" (Salmo 90:3). Tali discorsi  hanno un'impressione "violenta" sui pensieri, ma hanno anche il potere di "strappare e salvare dal fuoco" (Giuda 23).

Non c'è altro metodo meno ripetuto con decisione per raggiungere la vittoria.

Il buon pastore (e io ne so qualcosa con le mie 100 capre e i miei 200 dolci capretti e con i lupi che sono arrivati sulle nostre montagne), di fronte al lupo che ha nelle sue fauci l'agnello o il capretto, non va certo lì ad accarezzargli il pelo, ma urlerà, lo prenderà a bastonate e se è il caso gli infilerà il coltello nella gola!

E' meglio riflettere sui discorsi e le ammonizioni che scuotono, perchè chi le pronuncia non cerca certo la propria gloria e non lo fa per divertimento, in realtà ama veramente fino ad essere disprezzato ed odiato.

Daniela Michelin Salomon

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3 commenti:

  1. Mi aiuti a capire Daniela? Vuoi dire che occorre a volte anche richiamare con durezza, meglio con la "parresia" evangelica, i propri fratelli e sorelle, e che di fronte a quanto dice la Parola di Dio non si debbono cercare scorciatoie? Se si sono d'accordo, anche se a mio avviso va rimarcato anche che alla fine il giudizio va lasciato a Dio, e che a noi spetta comunque di rapportarci con misericordia verso il fratello peccatore. E a volte è misericordia anche il dire con franchezza che alla Verità non si possono fare sconti.

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    1. Ti ringrazio per la domanda.
      Sì, la "parresia" è fondamentale, cioè un parlare senza sottintesi, francamente, con audacia, onestà,l'impidezza e coraggio: questo è amore verso i fratelli. Si può essere franchi e coraggiosi se si sa in chi si è creduto e se si è fieri di essere parte del popolo di Dio; comunque, verso i fratelli, bisogna sempre rapportarsi con misericordia. Daniela

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  2. Ok, perfettamente in sintonia... una carezza alle tue caprette...

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