giovedì 3 gennaio 2013

Ricordi di sentieri antichi

La dolcezza della sera su questi sentieri è indescrivibile, ci trasporta verso immagini di vite trascorse a contatto con la natura. A quei tempi si falciava l'erba sotto il sole estivo, era faticoso, ma nello stesso tempo gioioso, perché si potevano osservare i fiori colorati e le farfalle che si posavano delicatamente sui loro petali prima che la falce affilata tagliasse l'erba verde. L'odore particolare degli innumerevoli fili verdi falciati era qualcosa di inconfondibile nell'aria.

Alzando lo sguardo non si vedevano tanti aerei, ma le grandi poiane volteggiavano nel cielo azzurro e terso e poi, ad un tratto, avvistavano qualcosa e le vedevi scendere in discesa in picchiata. A metà mattinata ci voleva un "tiramisù": due uova sbattute con il vino, poi via a finir l'opera. Il sudore era sulle fronti, ma la gioia e la riconoscenza si posavano sulle labbra. La sera stanchi, non di testa, ma fisicamente, si alzava lo sguardo al cielo stellato e nella pace si cantavano inni che descrivevano gli stati d'animo, le "atmosfere", le luci, le realtà di una vita serena vissuta sotto lo sguardo di Dio.

Ai nostri giorni la qualità della vita sembra migliorata notevolmente, ma quante persone devono imbottirsi di psicofarmaci! Non sono più sufficienti due uova sbattute con del vino! Come la poiana in discesa in picchiata anche noi stiamo assistendo a una discesa vertiginosa verso l'insicurezza e la paura. Due infelici tendenze ci hanno trasportato a non avere più certezze, a vivere in una bolla di sapone che può scoppiare da un momento all'altro facendoci cadere precipitosamente.
"La prima è che le menti cristiane si sono conformate allo spirito moderno, quello spirito, cioè, che genera grandi pensieri sull'uomo, lasciando spazio solo a piccoli pensieri su Dio. Il modo moderno di trattare Dio è di tenerlo a distanza, se non di rinnegarLo completamente; e l'ironia della situazione è che i cristiani moderni, preoccupati di mantenere delle pratiche religiose in un mondo irreligioso, hanno essi stessi permesso che Dio diventasse distante. Nel constatare questo, le persone perspicaci sono tentate di ritirarsi con un certo disgusto dalle chiese, per proseguire da sole una ricerca di Dio. Non si può dar loro tutti i torti, perché gli uomini di chiesa, che, per così dire, guardano a Dio dal lato sbagliato del telescopio e Lo riducono a proporzioni da pigmeo, sono destinati a diventare essi stessi dei cristiani pigmei, ed è naturale che le persone perspicaci vogliono qualcosa di meglio. Inoltre il pensiero della morte, dell'eternità, del giudizio, della grandezza dell'anima e delle durevoli conseguenze delle decisioni temporali, per i moderni, è "fuori-moda"; ed è molto triste che la chiesa cristiana, anziché alzare la propria voce per ricordare al mondo ciò che esso ha dimenticato, ha invece preso l'abitudine di minimizzare allo stesso modo questi argomenti. Ma tali capitolazioni davanti allo spirito moderno sono veramente suicide, per quanto concerne la vita cristiana. La seconda tendenza è che le menti cristiane sono state disorientate dallo scetticismo moderno. Per oltre tre secoli il fenomeno naturalistico nella prospettiva rinascimentale ha agito come un cancro nel pensiero occidentale. Gli arminiani e i deisti del XVII secolo, come pure i sociniani del XVI secolo, arrivarono a negare, contro la teologia della Riforma, che il dominio di Dio nel suo mondo fosse diretto o completo, e la teologia, la filosofia e la scienza, da allora in poi, si sono in gran parte unite per mantenere questo diniego. Di conseguenza la Bibbia si è trovata fortemente attaccata e, con essa, anche molte pietra miliari del Cristianesimo storico. Sono messi in discussione i fatti fondamentali della fede. Dio incontrò veramente Israele sul Sinai? I miracoli evangelici sono veramente avvenuti? Il Gesù degli Evangeli non è in gran parte una figura immaginaria? E così via. E non è tutto. Lo scetticismo sulla rivelazione divina e sulle origine cristiane ha generato uno scetticismo ancora maggiore, che rifiuta qualsiasi idea di verità unitaria e, con essa, qualunque speranza di conoscenza umana unificata. In tal modo ora si ritiene comunemente che le proprie preoccupazioni religiose non abbiano nulla a che vedere con la conoscenza scientifica delle cose esterne a sé, perché Dio non è "la fuori", nel mondo, ma semplicemente "quaggiù", nella psiche. L'incertezza e la confusione intorno a Dio, che contrassegnano i nostri giorni, sono quanto di peggio sia accaduto da quando la teosofia gnostica tentò di assorbire il Cristianesimo nel II secolo. Oggi si sente dire spesso che la teologia è più forte che mai, e, in termini di competenza accademica e di qualità e di quantità di libri pubblicati, probabilmente è così; ma era da molto tempo che la teologia non si dimostrava così debole e rozza nel suo fondamentale compito di mantenere la chiesa fedele alla realtà dell' Evangelo. Verso la fine del secolo scorso, C.H.Spurgeon descrisse come un "declino" i tentennamenti che aveva notato in quel periodo fra i battisti in merito alla Scrittura, all'espiazione e al destino umano; se egli potesse prendere in esame l'attuale pensiero protestante su Dio, immagino che lo descriverebbe come una "discesa in picchiata" (James Packer).
Signore, in questa serata vogliamo tentare, vogliamo osare cantare quegli inni dimenticati, ma ritrovati su questi sentieri, e che desideriamo custodire sui nostri cuori.

Déjà l'étoile S'allume aux cieux, E la nuit voile Tout à mes yeux. Mais, tendre Père, Quand tout s'endort, Dans ta lumière Je suis encor.

Cette journée Qui déjà meurt, Je l'ai donnée A toi, Seigneur; Jai pris sans crainte, Serrant ta main, De ta loi sainte L'étroit chemin.

Jus-qu'à l'aurore Du jour qui vient, Oh sois encore Mon sur gardien! Et jusqu'à l'heure De mon départ.Jésus, demeure Mon seul rempart.
Già la stella si illumina nel cielo. E la notte vola. Tutto ai miei occhi. Ma, caro Padre, quando tutto si addormenta, sono ancora nella tua luce.
Questa giornata, che già muore, l'ho donata a Te, Signore. Ho appreso senza paura. Stringendo la tua mano, dalla Tua legge santa, lo stretto cammino.

Finché l'aurora del giorno che viene, Sii ancora Tu il mio sicuro custode. E fino all'allora della mia dipartita, Gesù, rimani la mia unica difesa.


Inno 224 dell'innario valdese "Psaumes et Cantiques".

Daniela Michelin Salomon


Nessun commento:

Posta un commento