martedì 26 febbraio 2013

La nostra meta è altrove

"Chi è colei che sale dal deserto appoggiata all'amico suo?" (Cantico de Cantici 8:5). 
"Voi vi siete avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente , la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell'aspersione che parla meglio del sangue di Abele" (Ebrei 12:22,23,24). 
"Usciamo quindi fuori dall'accampamento e andiamo a lui portando il suo obbrobrio. Perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura" (Ebrei 13:13,14).
Con questi versetti i "forse" del post precedente sono svaniti. Ed è proprio così! Quaggiù non abbiamo una città stabile; quaggiù siamo nel deserto e siamo chiamati ad uscire dall'accampamento e ad avvicinarci a Gesù e, spiritualmente, alla città del Dio vivente.

Come il nostro Salvatore che non aveva in questo mondo un luogo dove posare il capo, mentre le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, noi pure, che percorriamo il sentiero in salita, non possiamo trovare in questi luoghi un riposo, un cuscino dove adagiare il nostro capo e dormire in pace; siamo dei pellegrini in viaggio verso la patria.

Ora, io penso che qui stia il problema della secolarizzazione della Chiesa che si è adagiata nelle braccia di questo mondo e, come in una barca, si lascia cullare e trasportare secondo le correnti dei mari. Non ha degli sforzi da fare per andare controcorrente, perché lasciarsi trasportare dalle onde delle nuove ideologie è piacevole e non stanca.

La cultura si evolve e noi dobbiamo evolverci con lei?

Ma Gesù ci chiama a non lasciarci trasportare dalle correnti dei mari, ma ad uscire dalla nostra barca, dalle nostre sicurezze religiose abitudinarie e secolarizzate, che sono per noi come un nido, e camminare sul mare, nel buio verso di lui e guardando a lui, senza più protezioni né sotto di noi, né sopra noi, né attorno a noi. Questo può far paura, ma la nostra ferma sicurezza è in lui solo che ha il potere di camminare e di farci camminare su ogni tipo di onda che si agita sotto i nostri piedi.

Daniela Michelin Salomon.

1 commento:

  1. Come il nostro Salvatore che non aveva in questo mondo un luogo dove posare il capo, mentre le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, noi pure, che percorriamo il sentiero in salita, non possiamo trovare in questi luoghi un riposo, un cuscino dove adagiare il nostro capo e dormire in pace; siamo dei pellegrini in viaggio verso la patria.

    Grazie per la tua meditazione!

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