martedì 22 luglio 2014

Confessione di fede (1488)


Noi credenti di val Chisone, vi chiediamo, reverendi e magnifici Signori, di non lasciarvi ingannare dai discorsi dei nostri nemici e non procedere alla nostra condanna senza aver preso conoscenza della verità. Siamo infatti sudditi obbedienti e fedeli al re e credenti autentici. Coloro che sono maestri della nostra legge, insigni per santità di vita e dottrina, sono in grado di dimostrare, in un sinodo o in un concilio generale e sulla base dell’autorità del Vecchio e del Nuovo Testamento, che il nostro modo di intendere la fede è autenticamente cristiano e che siamo degni di essere elogiati, non perseguitati.
Rifiutiamo di seguire coloro che tradiscono la legge dell’evangelo ed hanno abbandonato la tradizione degli apostoli, e non vogliamo obbedire alle loro malvagie istituzioni. Prendiamo invece piacere nella povertà e nell’innocenza che sono state sorgente e forza della fede autentica. Disprezziamo le ricchezze, il lusso, la sete di dominio da cui i nostri persecutori sono posseduti.
Affermate di aver deciso di distruggere la nostra setta e la nostra impostazione di vita, badate così facendo di non recar offesa a Dio e di non provocare la sua ira e di non compiere, pensando di far bene, un grave delitto, simile a quello di cui si è reso colpevole san Paolo, secondo la Scrittura.
Poniamo la nostra speranza in Dio, ci sforziamo di piacere a lui piuttosto che agli uomini. Non temiamo coloro che uccidono il corpo e non possono uccidere l’anima. Sappiate tuttavia che tutti i vostri sforzi contro di noi saranno vani se Dio non lo vuole.

(Dichiarazione di Giovanni Campi e Giovanni Desideri delegati della val Chisone, al legato papale Alberto Cattaneo. Em. Comba, “Histoire des Vaudois” 1901.)

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