mercoledì 16 luglio 2014

John Charles Beckwith

La figura di W.S. Gilly e l’opera da lui compiuta a favore dei Valdesi rimane nella storia del Protestantesimo italiano dell’Ottocento inscindibilmente collegata con quella di John Charles Beckwith: il primo, fra gli “scopritori anglicani dei Valdesi”, fu il più attivo e fortunato nel perorarne  la causa in patria, il secondo, dotato di un temperamento più pragmatico e battagliero, si indusse in modo progressivo a scegliere come campo di battaglia le stesse Valli valdesi, dove finì per trascorre buona parte della sua esistenza.
Pertanto rappresentò per oltre un trentennio un punto di riferimento essenziale per la vita ecclesiastica e sociale valdese; acquistando nella sua nuova patria di elezione un prestigio e una popolarità senza pari, che ne resero il ricordo incancellabile e fecero di questo personaggio arrivato d’oltremare uno dei massimi protagonisti della storia valdese.
Charles Beckwith, nacque il 2 ottobre a Halifax, capoluogo della nuova Scozia, vasta penisola all’estremità meridionale del Canada. Figlio di un giudice, discendeva da una antica famiglia inglese di origine normanna. Era il maggiore di 14 figli e figlie, pure si ritrovò ad essere l’ultimo discendente maschio della sua famiglia. La sua era una casata di forti tradizioni militari (ebbe quattro zii generali); non stupisce dunque che scegliesse quella carriera, il che avvenne prestissimo: a soli 14 anni.
Nel 1815 la riscossa napoleonica dei Cento giorni lo richiamò sui campi di battaglia: a Waterloo, dove diede nuovamente prova del suo valore, verso la fine del combattimento ebbe la gamba sinistra frantumata da una cannonata. Dopo tre mesi di cure, l’amputazione risultò inevitabile. Oramai promosso tenente colonello, dovette lasciare la carriera militare. L’arto amputato fu sostituito da una protesi di legno.

Le vicende personali di Beckwith dagli ultimi anni venti, allorché ebbe inizio la sua attività nelle valli, fino all’inizio degli anni quaranta, si organizzò essenzialmente intorno allo sviluppo dei progetti di cui curò la realizzazione, i quali comportarono una sua presenza sempre più costate sul luogo della sua azione.
Data la molteplicità e varietà delle iniziative di cui si occupò il grande realizzatore, è impossibile parlarne secondo un metodo esclusivamente cronologico. La metodica ed estensiva sistemazione degli edifici e dell’organizzazione per l’istruzione elementare dei ragazzi valdesi costituì la prima preoccupazione di Beckwith, che continuò costantemente a seguire le sorti, ed è rimasta la visibile testimonianza che ne perpetua a tutt’oggi il ricordo fra gli abitanti delle Valli. Egli infatti svolse metodicamente un programma di costruzione o di riparazione di scuole di quartiere, provvedendo buona parte del denaro necessario, talora anche per lo stipendio degli insegnati, ai quali i nuovi edifici riservavano anche locali di abitazione.
A cura di Gilly e per il resto di Beckwith in ciascuna parrocchia venne fatta funzionare anche una scuola elementare femminile.
Il tema immediatamente contiguo alla riorganizzazione dell’istruzione elementare è evidente quello dell’istruzione superiore. Fu dunque lui a indicare di massima le linee del piano di costruzione, a perfezionare i lavori, a sorvegliare i lavori stessi, a dotare l’istituto del primo nucleo di biblioteca. Più tardi, 1842, avrebbe realizzato la costruzione della Scuola latina di Pomaretto. Più tardi ancora, 1847, promosse la costruzione della caratteristica serie di edifici destinati, in prossimità del collegio, alla funzione di “case dei professori”, opere certamente di grande impegno e che contribuì durevolmente a sussidiare e a qualificare il funzionamento del Collegio stesso.
Nello stesso anno 1837, in cui venne inaugurato il collegio, venne anche fondato il cosiddetto Pensionnat: altra e convergente iniziativa ideata da Beckwith, cioè una scuola-convitto secondaria femminile. In breve citiamo il suo apporto significativo al funzionamento dell’Ospedale di Torre Pellice, facendovi giungere pure ad operarvi le diaconesse svizzere della scuola Echallens e in seguito di Saint-Luop. Si occupò inoltre nel 1843, prendendo in gran parte a suo carico, la ricostruzione del tempio di Rodoretto, col relativo presbiterio; nel 1843 promosse la costruzione del tempio di Rorà; in seguito, nel 1849, avrebbe curato la costruzione del presbiterio di Prali. Il tempio di Torre Pellice, sito nel pieno dell’abitato, fra il Collegio e le case dei professori, veniva consacrato il 17 giugno 1852. Per il progetto di massima e la direzione di lavori la Tavola si era interamente affidata al generale, il quale peraltro aveva trasferito sin dall’anno precedente la sua abitazione a Torino, per portare avanti il progetto più impegnativo e grandioso della costruzione di un tempio valdese nella capitale del regno sabaudo. L’inaugurazione del quale, fra il clamore delle polemiche, avvenne il 15 dicembre 1853.

Mentre a questo livello l’energia e la risolutezza di Beckwith riuscirono ad imporsi, assai più difficile da realizzare si manifestò d’incanalare la vita ecclesiastica valdese secondo quelle vedute, maturate in gran parte in comune con Gilly, che avrebbe dovuto riportare nel solco delle sue tradizioni più autentiche e liberarla dell’influsso esercitato dal sinodo di Chanforan in poi da una forza esterna ed estranea, quale ai due anglicani appariva la Riforma calvinista. (…ed ecco che ho trovato la risposta al mio “perché?” di un articolo precedente!)



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